Ora uno puo' avere tutti i pregiudizi possibili per un disco di cover. Aggiungiamoci che qua c'e' pure la cover di un pezzo di Madonna, "Live to tell", quindi uno in effetti avrebbe ampiamente di che partire prevenuto.

Però qua stiamo parlando di un autentico genio delle sei corde, che ha la faccia sorniona un po' da topo gigio, però non c'è niente da fare, tra i migliori e i più originali chitarristi del mondo. Nel gruppo poi figurano pure Joey Baron (percussionista di Masada), il clarinetto di Don Byron, il basso di Kermit Driscoll e la fisarmonica di Guy Klucevsek. Una cosa così difficilmente può fallire a priori, e in effetti è veramente sensazionale, pur essendo come ho detto un disco di sole cover.

In realtà c'è dentro di tutto, un accozzaglia del genere se uno non la sa gestire avrebbe tutte le carte in regola per essere grottesta, a dir poco un freak musicale. Ma il nostro eroe è abituato a ben altro, proprio a questi anni infatti risale la gloriosa militanza nei Naked City, nei quali riusciva a cambiare consistentemente di genere per 10 volte in mezzo minuto.

Oltre a Madonna infatti ci stanno dentro degli standard jazz tipo "When I fall in love", una marcetta militare ("Washington Post March"), un pezzo di Dylan (la celebre "Just like a woman"), uno di Sonny Rollins ("No Moe") e pure "Billy the Kid" Aaron Copland, un balletto del 1938 noto per l'eclettico miscuglio di canzoni di cowboy e di canzoni folk americane. Il clarinetto di Don Byron suona oltremodo fresco e ruspante. La fisarmonica di sottofondo conferisce al tutto sonorità un po' inconsuete per una formazione jazz. Il modo di suonare di Bill Frisell è a dir poco vario in questo disco, si passa da paesaggi pazzi e lunari a arrangiamenti folk-country-bonanza a toni più prettamente jazz. Militanza nei Naked City docet. Ma questo è una cosa più pacata e meno estrema se vogliamo.

E' un po' come se Frisell avesse avuto dare una sua versione della musica che esce da un'ipotetica radio. Qualcosa dall'intento poco serioso, anzi a tratti quasi un pochino beffardo. Comunque sensazionale nei risultati.

Raccomandato in particolare se vi intrigano le maniere pazze di mescolare folk, country e jazz.

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