Eteree ed evanescenti le chitarre di Bill Frisell in questo suo primo album solo, uscito nel 1983. Suoni morbidi, inondano l'ambiente fino a saturarlo.

Nove brani, potrebbe essere un unicum strumentale. Invece viene mantenuta la tradizionale distinzione in tracce della popular music. Che "In Line" certo non è, almeno nel senso più trivio e mercantile del termine.

Di lì a qualche anno, Frisell sarebbe diventato uno dei chitarristi più autorevoli e conosciuti in ambito jazz e fusion, non esitando a percorrere nel contempo molte altre strade. Ma questo suo primo lavoro non entra in quei territori, si mantiene in una zona difficile da inquadrare, potrebbe benissimo essere definita ambient, questa musica. Oppure, che ne dite di atmospheric?

Suono ECM, se avete presente. Frisell: potete far andare la sua musica in loop, lui resterà sempre un po' sfuggente, come Pat Metheny.

Il turnista Arild Andersen lo accompagna al basso (acustico ed elettrico) e al contrabbasso in cinque delle nove tracce del disco. Sono tenui pennellate che si aggiungono alla tavolozza dei colori predisposta da Frisell e dalle sue chitarre, già molto ricche di effetti sin da questa prima prova (per esempio nell'uso del pedale del volume).

"In Line", non serve dirne più di tanto. Già dall'album solo successivo ("Rambler", 1985), la musica cambia e diventa forse un po' meno personale e originale, per quanto sempre di alto livello. Torniamo all'ascolto di questo, allora.

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