“It’s not that I don’t like disco music, it’s that I’m directly opposed to it”. Billy Childish 2009
Recensione garagisti zozzoni
Per la mia prima recensione come membro del GAZ voglio parlare di un simbolo della musica zozzona che ci piace tanto: Wild Billy Childish, questo baffuto cinquantenne inglese che dipinge, scrive racconti e poesie e soprattutto suona un grezzo e selvaggio rock’n’roll da più di trent’anni, fottendosene di mode, classifiche e successo. Il buon Billy ha iniziato a cantare e strimpellare la chitarra fin dal 1977 nei Pop Rivets e da allora non è cambiato poi molto, pur avendo suonato in svariate band (Milkshakes, Thee Mighty Ceasars, Thee Headcoats, Buff Medways, The Musicians Of The British Empire solo per indicarne qualcuna) ed inciso un numero impressionante di Lp (20 solo negli Headcoats).
Un vero “loser” (e ci piace proprio per questo), che nonostante sia considerato una pietra miliare del garage ed abbia influenzato svariate band (chiedete ai Mummies che, oltre a coverizzare i suoi pezzi, gli hanno dedicato”That Mighty Childish”) non è mai stato minimamente cagato dall’intellighenzia musicale anche e soprattutto da quella indie, troppo impegnata a cercare chi fosse “cool” per potersi occupare davvero di un perfetto perdente come Billy, troppo autentico e grezzone per poter essere lanciato come nuovo personaggio “fiko”; non che alla fin fine ce ne fotta qualcosa e la miglior risposta l’ha data Billy stesso con la splendida “We Hate The Fucking NME”, ma potrebbe essere rivolta a qualsiasi altra rivista musicale si affretta a precisare il nostro, giusto per non farsi mancare niente.
Se ancora non conoscete Childish il modo più rapido per porvi rimedio - e se amate il garage punk dovete conoscerlo, fidatevi – è recuperare questa raccolta uscita nel 2009 per la Damegedgoods: 2 cd (si lo so il vinile sarebbe stato meglio), per un totale di 51 tracce e oltre 2 ore di zozzissimo garage. Il disco ripercorre tutta la sua carriera (che prosegue ancora, sia ben chiaro, il nostro fortunatamente non ha alcuna intenzione di appendere la chitarra al chiodo) con tutte le band in cui ha suonato (anche se mancano gli Stash geniale gruppo che ha pubblicato un paio di singoli in cui vengono coverizzate in versione ironica alcuni pezzi dei Clash) sia le principali, sia tutte le altre collaborazioni, partecipazioni, project band e quanto altro.
Nonostante le tracce appartengano appunto a diverse band (in totale sono 13) il suono è bene o male sempre lo stesso: chitarra, basso e batteria e l’inglesissima voce di Billy, che però non calca mai in maniera artificiale l’accento (come troppo spesso è accaduto recentemente per troppe band provenienti dalla perfida Albione). Ecco la ricetta per un perfetto miscuglio di garage, punk, r’n’b, surf ed in genere tutto il meglio che il rock’n’roll ha proposto, il tutto reso ancora migliore dai i testi decisamente ironici (ascoltatevi “The Day I Beat My father Up” o “Joe Strummer’s Grave” tanto per citarne due). Non mancano poi i pezzi dove lo spazio è lasciato alle coriste, sia in versione band (le Headcotees, accompagnate dagli stessi Headcoats) sia in versione solista accompagnate da Billy, o quelli più sullo stile ballate trash folk ad esempio quelli con i Singing Loins, splendida “I Don’t Like The Man I Am".
Insomma care sorelle e cari fratelli del GAZ si tratta di musica grezza e selvaggia che non può che farvi saltare dalla sedia e farvi scuotere il vostro culo urlando assieme a Billy e farvi adorare, come ogni garagista zozzone che si rispetti, questo geniale (sì, geniale) artista (si, artista) inglese.
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