Mi ritrovo sempre in questa terribile situazione. Mi ritrovo sempre a commentare album che vengono massacrati dagli altri prima di me. Ma in questo caso lo capisco, non si può negare che negli anni novanta Billy Corgan ed i suoi Smashing Pumpkins erano i padroni del mondo, erano il punto di riferimento dei discepoli del rock duro, e che Billy era l'incarnazione di un demone nero, cattivo e inquietante che urlava la rabbia di una generazione. Ma negli anni successivi ha lasciato una scia di cuori traditi e delusi (anche se "Adore" e "Machina" a parer mio non erano male) tanto che oggi quegli stessi discepoli quasi lo odiano. Il fatto è che gli Smashing ormai non esistono più ed è inutile parlarne qui.
Voglio parlare invece di un interessante album dal titolo "The Future Embrace", esordio assoluto di un artista solista americano che si chiama Billy Corgan. Un disco più complesso di quanto mi aspettassi, di sicuro non un album da primo ascolto. E' l'elettronica a farla da padrone, con suoni però mai patinati né scontati a volte quasi ridondanti e rarefatti direi, ma tutto dosato con attenzione. La costruzione dei pezzi è disomogenea, la struttura melodica delle canzoni si arrampica a volte su se stessa in evoluzioni difficili da seguire, e proprio quando ti illudi di aver capito la sequenza arriva l'accordo che non ti aspetti, quello che taglia la linea e questo succede in tutti i brani del disco rendendolo inevitabilmente complicato. Stessa cosa per le ritmiche che in ogni canzone sono completamente spezzate con cambi di ritmo continui, tranne rare eccezioni, così da confondere e articolare ulteriormente l'architettura dei brani.
L'inizio dell'album è decisamente confortante: bello il brano di apertura "All Things Change" (titolo che taglia i ponti col passato?). Bellissima la seconda traccia "Mina Loy M.O.H" il brano più bello dell'album, scuro, cupo e cattivo in perfetto stile dark-elettronico, quasi gotico, per lunghi tratti trascinante. Sulla stessa linea anche la successiva "The Cameraeye" con un bel giro di basso sintetizzato su cui si struttura un elettropop raffinato che poi diventa più cattivo. La quaterna si chiude con la già famosa e discussa "To Love Somebody" duetto suggestivo tra due icone Billy Corgan - Robert Smith con un finale da cuore in gola, malinconico e trascinato via dalla chitarra dolente e inconfondibile di Smith.
Da qui in poi alti e bassi, la quinta e la sesta traccia A100 e DIA non sono brutte ma forse male arrangiate. Si perdono in troppi cunicoli, diventano labirinti creativi a volta senza uscita e senza senso ma all'interno dei quali si colgono momenti di piena bellezza.
Strepitosa la settima traccia "Now (And Then)" lenta e morbida ballata elettronica dai suoni incredibilmente eterei e carichi di eco, che suggeriscono danze di nuvole e d'aria: decisamente uno dei pezzi più belli del disco. Torniamo sulla terra con I'm ready che invece è bruttina, sottotono e inutile. L'album si riprende bene in dirittura finale, anche qui una quaterna notevole. Si parte da "Walking Shade" singolo che anticipava l'uscita del disco ma che non è il pezzo più bello e rappresentativo dell'album, a parer mio, anche se è un bel pezzo, piacevole e coinvolgente. Bella anche "Sorrows in blue", complessa e struggente con un un coro che ricorda lo stile del musical nel ritornello in cui la voce rimbombante e riprodotta canta "sorrow". Sopra la media anche "Pretty, Pretty Star", perfetto esempio di elettropop ben fatto e non banale, strofa costruita con il solito arrampicamento armonico e poi giù con un ritornello apparentemente docile e dolce ma tutt'altro che semplice. Si chiude con "Strayz" canzone appena sussurrata e dallo splendido testo che ci fa conoscere un Corgan inaspettatamente umile e sincero.
In conclusione un buon disco, nulla per cui strapparsi i capelli, ma comunque un buon disco. Non condivido le critiche furiose o gli inviti a farsi da parte piovuti su questo artista che nonostante tutto quello che si dice e si è detto negli anni, nonostante il carattere, le scelte sbagliate, l'egocentrismo o l'antipatia, rimane il fatto che è uno che ha scritto e sa scrivere ancora belle canzoni. Anche da solo.
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