Un abbraccio sintetico: ovvero tutte le cose cambiano!
"Ma ora che viene la sera ed il buio" (diceva il poeta) parliamo un po' di quest'uomo. Innanzitutto concedetemi di fare un passo indietro, diciamo di circa cinque anni. Corre l'anno 2000 e un certo Billy Corgan, famoso leader di un gruppo chiamato The Smashing Pumpkins, totalmente in preda alle sue paranoie riguardanti il decadimento della musica moderna e la propria funzione di profeta rock, dà alle stampe "Machina/The Machines of God", distribuisce gratis su Internet il doppio "Machina 2: Friends And Enemies Of Modern Music", lancia in giro fogliettini stropicciati con su la storia del salvatore incompreso Glass alla ricerca dell'amore di mamma e di Dio e molla la sua band per navigare da solo, così dice, verso altri lidi.

Forse l'imbarcazione non era tanto stabile, fatto sta che passa meno di un anno e si comincia a comporre una line-up chiamata Zwan, e, attenzione!, ci sono alcuni dei musicisti alternativi più talentuosi degli anni '90, nonché l'ex compagno di avventure Jimmy Chamberlain. A chi gli chiede dei vecchi amici Billy risponde che gli Smashing Pumpkins sono un rifiuto atomico da seppellire in un bunker e che James Iha non trova lavoro neanche in un ristorante giapponese.
Dopo due anni di concerti acustici, elettrici, folk, rock, hard-rock, progressive e country esce il tanto atteso cd degli Zwan... ed è una gran delusione per la maggior parte dei fan e dei critici. -Addio alle capacità di Billy- dicono alcuni, -eh ma io lo sapevo già dai tempi di Machina- rispondono altri, -no ma guardate che questo è un capolavoro, il miglior disco uscito dalla zucca di Corgan finora- pensano altri ancora. Il disco in questione si muove in un vago p(i)attume elettrico di power-pop, acustiche strappalacrime, dichiarazione di fede e di nuova vita, non più oscura ma illuminata dalla luce della Madonna (o da una luce della madonna, se preferite). E soprattutto contiene una delle più belle canzoni mai scritte dal chicaghese, ovvero "Jesus I/Mary Star Of The Sea", fatta di rinnovato dolore, divagazioni progressive e carillon. Siamo nel maggio 2003, il gruppo dal vivo è affiatatissimo e funziona come un motore perfetto ed oliatissimo, e ora di settembre il cigno è morto: gli Zwan si sciolgono lasciando solo una scia di vicendevoli accuse.

Il nostro però non sta mai fermo e annuncia un'immediata carriera da solista, nel 2004 si lancia in concerti acustici country e alt-folk e reading di poesie tratte dal suo liberculum "Blinking With Fists". All'improvviso il rifiuto tossico sono diventati gli Zwan e, indovinate un po', "nel cuore ho solo James e le zucche"! "Il prossimo disco -dice Billy- conterrà solo una manciata di canzoni acustiche su Chicago e sarà un concept". Ma forse qualcosa va storto nel lavoro di concettualizzazione, fatto sta che Billy cambia rotta per l'ennesima volta nel giro di 5 anni e di 2 album.

Il giorno stesso dell'uscita di "TheFutureEmbrace" Corgan compra una pagina del Chicago Tribune per pubblicare un annuncio alquanto ambiguo: in sostanza il suo cuore appartiene alla vecchia cara band, vuole tornare a suonare le vecchie care canzoni, il nuovo disco è la continuazione dell'epopea dei Pumpkins, prima o poi le Macchine di Dio torneranno, con o senza i vecchi membri. Peccato che durante il tour appena qualche fan dice "Sm.." il cantante spegne la musica, fa lunghi discorsi del genere "lasciatemi vivere la mia vita, chi ha avuto ha avuto chi ha dato ha dato scurdammuc' u'passat"... nel migliore dei casi. Nel peggiore lascia il palco dopo 50 minuti, come a Milano (e stendiamo un velo pietoso sulla band: Matt Walker fa finta di suonare una batteria elettronica, una tipa di cognome Ciliegia fa finta di suonare la tastiera e si dimena a casaccio tipo Mauro Repetto, un ex-tronista di Maria De Filippi fa finta di suonare un'altra tastiera e basta... ma almeno la scenografia era spettacolare).

Confusi? E' il minimo! I miei passettini indietro si sono dilungati troppo, vediamo un po' di affrontare questo abbraccio futuro. Prima di tutto dobbiamo superare l'effetto inaspettato di copertina e booklet: Corgan mette a nudo le sue voglie color saponetta alla ciliegia rancida, digrigna i denti e spalanca le braccia pronto per l'abbraccio. Se non lo si guarda con occhio artistico, il risultato può sembrare veramente trucido.

Passiamo finalmente alla musica. In quanto fan sfegatato di questo artista vi dico che la mia impressione non è assolutamente malvagia, almeno per quanto riguarda la prima metà del disco: i brani funzionano tutti alquanto bene, forse possono ricordare episodi degli Smashing Pumpkins quali "Eye". Le melodie sono valide, i testi molto personali e intimi. Il disco si parte con "All Things Change", e che le cose sono cambiate l'avevamo già capito, il problema è che sono cambiate fin troppo. La produzione, secondo il mio modestissimo parere, è pessima: Billy e Bjorn Thorsrud affogano ogni spunto, ogni armonia in un impasto elettronico piatto e informe. Il ragazzo dimostra di saper ancora fare rock con "Mina Loy", "A100" e "Walking Shade", solo che sembra indeciso, pare aver paura ad alzare troppo gli amplificatori e ad usare le distorsioni. Quello che mi comunica è che vuole tornare ai fasti delle grandi canzoni di un tempo ma che, temendo di ricordare troppo il passato, tenta la via di una nuova elettronica cerebrale, che poi nuova non è perché assomiglia ai primi Depeche Mode e ai sintetizzatori della new wave primitiva. Eppure sentiamo che ci dona il suo "old heart", e con "TheCameraEye", miglior creazione della prova solista, siamo fieri di farci coinvolgere dalla sua capacità di fare musica come si deve e di scrivere testi degni del nome che porta. Ma ecco che affondiamo di nuovo nella sabbia sintetica della cover dei Bee Gees "To Love Somebody": Robert Smith presta la sua profondità al ritornello, ma Billy Corgan non sa approfittare nemmeno di questo dono e il Cure ricorda l'invitato che fa tappezzeria alla festa. Altro inutile invitato è Jimmy Chamberlain: Billy ha la fortuna di avere come miglior amico nonché musicista in "DIA" uno dei migliori batteristi su piazza... quindi perché deve tagliuzzare la potenza del suono e rendere inefficace le vibrazioni che costui potrebbe farci percepire?

Tra i brani lenti l'unico che mi fa emozionare sinceramente è "Now (And Then)" e devo ammettere il mio sussulto ogni volta che sento il modo in cui Corgan pronuncia la frase "build a fire behind the school come and visit soon". Per il resto la voce sembra quella di un gatto malato, ci dà l'idea che il ragazzo sia infelice, ma non della tristezza di "Adore", parlo di una vaga infelicità stanca. "Sorrows (In Blue)" e "Pretty, Pretty Star" sono trascurabili se non urtanti, la conclusiva "Strayz" è sottile e semplice, rivalutabile dopo svariati ascolti. Inutile dire che i brani più belli, come "Tilt", "Bit 4", "Bit 5" e "Mini" sono tenuti rigorosamente fuori dalla tracklist, ma questa è una vecchia abitudine dell'autore e nessuno, credo, potrà mai fargli capire cosa va incluso nel disco e cosa no.
Siete stufi? Volete un giudizio finale? Non ce l'ho! Ci sono momenti in cui lo adoro, momenti in cui lo apprezzo, altri momenti in cui... non so, veramente...

E per il futuro? Rischiando di sembrar retorico, dico "Chi vuol esser lieto sia, del doman non v'è certezza".
Buonanotte.

da "TheCameraEye"

"Here, things are
we’ll never get that far
close enough to die
a time or two or three

stretch my skin
restless gods
maybe turn my heart of hearts
deposit change in the camera eye

who needs pain to survive?
I need pain to change my life
in gentle myths and turning leaves
we all come to bury truth

honey choose my wet dream
a naked soul just has to grieve
if I bleed, the camera cries
no one doubts the camera eye"

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