Premessa: Billy Idol non mi ha mai entusiasmato troppo. Non ho mai capito quanto lunga fosse la linea che separava il personaggio dall'artista. Le sue pose da duro, che negli anni ottanta campeggiavano su tutte le riviste, mi hanno indotto a lasciarlo un po' da parte, soprattutto, perché a tale look corrispondeva un rock-pop costruito per le classifiche. Sia ben chiaro, alcune canzoni erano delle buone canzoni, ma la produzione di quegli anni ne hanno attuito la carica.

Eppure la nascita artistica di Billy Idol è di tutto rispetto. Con i suoi GENERATION X fu uno dei prime-mover della scena punk britannica fin dal lontano 1975. I Generation X furono tra i primi gruppi del movimento a trasferire alla carica punk la melodia del pop, cosa che Idol estremizzerà dall'81 quando iniziò la sua carriera solista, aggiungendo anche sinth ed elettronica.

Nel 2005, a ben dodici anni, da quel "CYBERPUNK" che divise critica e fans e a 50 anni suonati, Billy Idol ritorna e lo fa con il disco della maturità artistica, o meglio tira un riassunto della carriera aggiungendo delle novità che potrebbero rappresentare il suo possibile futuro musicale.

Scampato da un terribile incidente motociclistico nel '90 e scongiurato i soliti problemi con i propri vizi vari, in questi dodici anni, di lui si è sentito parlare ben poco. Ricordo una sua buona prova vocale su "Into The Night", brano contenuto sul primo disco solista di Tony Iommi, mastermind dei Black Sabbath, uscito nel 2000.

Grande curiosità, quindi, per questo disco che alterna alcuni episodi punk-oriented come "Super Overdrive", "World Comin' Down" e "Scream", in cui le chitarre grezze del fido STEVE STEVENS sono in primo piano insieme alla voce di Idol a volte più rabbiosa del solito. E se i primi due brani sono due punk-song molto anni '90, "Scream" è molto ottantiana e non sfigurerebbe in un disco degli Hardcore Superstar.

Ci sono poi episodi più legati al rock moderno e melodico come "Rat Race", "Sherri", "Romeo's Waiting" e "Evil Eye", canzoni come "Body Snatcher" costruita su un riff di chitarra vagamente metallico e "Yellin' At The Xmas Tree", parodia "natalizia" con un testo incentrato sul disagio famigliare.

Ma alla fine quello che mi è rimasto di questo disco sono le canzoni acustiche che mi hanno fatto scoprire un Idol diverso. Le ballate acustiche come "Lady Do Or Die", country e molto western sembra uscita da un vinile di JOHNNY CASH, "Cherie", "Summer Running" e la cover "Plastic Jesus". Con questa manciata di canzoni Billy Idol si scopre cantautore e lascia da parte la sua aria da macho di periferia per abbandonarsi al suono country e main stream. Sarà questo il futuro dell'ex ribelle?

Di sicuro un disco da ascoltare prima di accontonarlo come stavo per fare io. Di sicuro è passato totalmente innoservato al grande pubblico e a volte questo è un buon segno...

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