E voi ci credereste...?

Credereste al fatto che possano esistere dei dischi come questo, venuti alla luce a più di trent'anni dalla loro realizzazione...? Credereste che Billy Nicholls era un enfant prodige, scritturato a 16 anni per scrivere canzoni a Del Shannon, su consiglio di George Harrison...? Ci credereste che venne messo sotto contratto dal manager dei Rolling Stones, Andrew Oldham per la sua etichetta Immediate...? Ci credereste che il nostro appare come musicista (non accreditato) nel capolavoro "Odgens' Nut Gone Flake" di Small Faces...? Ci credereste che proprio Lane e Marriott delle Faccine suonano e cantano per lui...?

Ci credereste...

Ma come spesso accadde in quei magici e folli giorni, "Would You Believe" non vide mai la luce, salvo in pochissime copie per la stampa e la promozione. Era il 1968 e la Immediate navigava in cattivissime acque e nonostante Small Faces non riusciva a quadrare il cerchio dei conti, tanto che non ritenne di pubblicare il disco del giovane Nicholls. Esce ufficialmente nel 2000 sotto forma di CD con la solita sfilza di bonus ed alternate tracks; meglio di niente, ma la magia per lui era per sempre svanita.

Ad un primo (distratto) ascolto sembra Pet Sounds dei Beach Boys verniciato da un lucente "British Songwriting", con le voci di Nicholls, Marriott e Lane che si rincorrono in lunghe e fittissime trame in puro Wilson-style (ascoltare "Daytime Girl - Coda" per credere). Ma andando a fondo, escono arrangiamenti barocchi, dipinti con tastiere multicolori, sezioni fiati potenti e raffinate con la voce di Nicholls che oscilla fra un Barrett lucido in "Portobello Road" ed un Donovan che trova finalmente il gusto per delle splendide melodie vocali in "Question Mark"; attraversando allegramente la campagna drakiana nell'acustica "Come Again". La title-track è magica e scintillante nel suo incedere vaudeville, credo di non aver mai sentito un pezzo di sunshine-flower pop migliore di questo... commovente. Una citazione particolare per la finale e profetica "It Brings Me Down", dove Nicholls miscela sapientemente tutto il panorama musicale del periodo, confezionando una perfetta canzone pop anni settanta, fatta di melodie cupe e malinconiche aperture, come a prevedere la svolta oscura che si stava preparando.

Questo lavoro non avrebbe assolutamente sfigurato al fianco di capolavori come "The Village Green Preservation Society" dei Kinks, il sopraccitato "Odgens'" delle Faccine o il più ruvido e abrasivo "SF Sorrow" dei Pretty Things... tutti lavori coevi a "Would You Believe", ma la storia ce (glie)lo ha negato...

Ci credereste...

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