Billy Wilder è uno dei tanti artisti che lasciarono l'Europa all'inizio degli anni trenta per fuggire da Hitler e, come quelli già emigrati negli anni venti (basti pensare a Lubitsch e Sjostrom), eserciterà una profonda influenza sul cinema americano. La loro cultura e le drammatiche esperienze vissute li porteranno a vedere la vita in un modo meno semplice ed ottimistico di registi come Vidor o lo stesso Ford, che invece erano americani fino al midollo. Una sensibilità complessa e raffinata, briosa ma allo stesso tempo pessimistica e dannatamente aspra.

 "Giorni perduti" è uno dei suoi film drammatici girato nel 1945 basandosi su un romanzo di successo che aveva letto in treno. Assieme al suo fido collaboratore dell'epoca, lo sceneggiatore Charles Brackett, se ne assicurò i diritti e ne operò una variazione che gli aprì le porte della Paramount non proprio entusiasta del triste soggetto. E' la storia di un alcolista ma, mentre nel romanzo di Charles Jackson il protagonista beve per rifiutare la propria omosessualità, il Don Birnam di Wilder è uno scrittore che come tanti falliti ad Hollywood cerca nella bottiglia il conforto alla stroncatura delle aspirazioni artistiche. Questa variazione è un po' il limite del film, quasi che a Wilder più che la denuncia di questa piaga sociale interessasse lo scrittore mancato e non l'alcolizzato.

 Ma dal punto di vista visivo il film resta impresso proprio per il background  europeo di Wilder, che lo porta a fornire una prova di realismo totale soprattutto nelle scene girate all'esterno. Lo scrittore Don Birnam persa la sua scorta di liquore sottrattagli dalla fidanzata e dal fratello, che inoltre si assicurano che i bar da lui frequentati non gli facciano più credito, si aggira barcollando sulla Third Avenue in cerca di un banco dei pegni per barattare la sua preziosa macchina da scrivere e il solito sarcasmo di Wilder glieli fa trovare tutti chiusi per la festa del Kippur! La stessa scena dell'allucinazione, quando si rinchiude in casa con una bottiglia rubata in un negozio, discende direttamente dalle influenze espressionistiche del cinema tedesco. Dalla parete bianca del muro, tra le ombre fortemente contrastate, Birnam crede di vedere un topo uscito da una fessura e orrendamente ucciso da un pipistrello. Molti hanno ravvisato in questa scena un'ulteriore prova del sarcasmo wilderiano. Negli anni  in cui la televisione stava per muovere i primi passi, Birnam si accomoda sulla poltrona e assiste sul muro bianco di casa propria alla fine del cinema (il topo) divorato dalla televisione (il pipistrello).

 L'anteprima del film fu un fiasco, interamente dovuto alla sostituzione da parte della Paramount del drammatico commento musicale di Miklòs Ròsza con uno di repertorio assolutamente inadatto e in contrasto con le scene del film. Quando le pressioni di Wilder portarono ad una seconda anteprima con il commento giusto, "Giorni perduti" fu un successo premiato con quattro Oscar per il miglior film, la miglior regia, la miglior sceneggiatura e miglior attore protagonista: Ray Milland.

 Billy Wilder proseguirà il suo sodalizio con lo sceneggiatore Charles Brackett per altri film drammatici fino a"Viale del Tramonto", poi in collaborazione con I.A.L. Diamond ci delizierà con la seconda fase della sua strepitosa carriera fatta di commedie tanto brillanti quanto amaramente caustiche nei confronti della morale perbenista americana.

 Norma Desmond in "Viale del tramonto", riferendosi alla pellicola muta appena proiettata, ad un certo punto dice: "Ancora magnifico, no?". Ebbene, dopo tanti anni possiamo senza alcun dubbio dire lo stesso di Billy Wilder.

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