In un momento storico in cui la parola "Hard Core" sembra essere alla moda, travisata da certi streotipi che non hanno niente a che vedere con il concetto tradizionale del termine, i Biohazard ne ritirano fuori la primordialità che sembrava perduta. "DeathCore", "NewAmericanHardCore", "EmoCore", "MetalCore": Bambini costruiti a tavolino, cotonati, magri come i profughi del Biafra, tatuati fino al collo e cosparsi di piercing.
Dopo sei anni di assenza quattro nerboruti in bandana e sguardo minaccioso si riaffacciano prepotentemente sulla scena con un album spaventosamente aggressivo: "Reborn In Defiance". Il connubio tra Groove, Speed metal colorati da incursioni Rap, è esattamente quello che ci aspettavamo da questa band seminale. Un'attitudine invariata nel tempo, intrisa di una rabbia che ancora oggi dopo vent'anni sono ancora in grado di sprigionare. Forti del ritorno del chitarrista Bobby Hambel, membro originario, uscito dalla formazione nel '94 i Biohazard, danno alle stampe il seguito di "Means To An End" del 2005, uscito in pieno declino del CrossOver/New Metal che rischiò di riusucchiarli indecorosamente. Scampate poi le difficoltà della registrazioni (un anno di rinvii e slittamenti), e alla tegolata del bassita/singer Evan Seinfeld (già attore porno part-time) che abbandona i compagni subito dopo la pubblicazione di questo lavoro, i Biohazard tornano a prendersi ciò che è loro di diritto: un posto di rilievo tra i grandi, dove figurano orgogliosamente vivi e vegeti, e ancora in grado di farci saltare come dei teenager brufolosi.
Brani come "Skullcrusher", "Vegeance is Mine" e "Reborn" potrebbero tranquillamente essere da sottofondo ad una violenta rivolta popolare, o semplicemente spingerci a gravi episodi di vandalismo in soggiorno. "Killing Me" "Vows Of Redemption" rallentano momentaneamente i toni, tanto per darci il tempo di rifornirci di spranghe e sassi, ripartire pericolosamente con "Come Alive" e "Never Give In", e terminare soavemente in "Season in the Sky": la calma dopo la tempesta...
Insomma, un graditissimo ritorno, che dopo una settimana ascoltando "Alcest" e "Anathema" mi risulta come un bel piatto di cari e vecchi "bucatini all'Amatriciana" dopo un'ingozzata di Sushi. Che dire... Bentornati Biohazard!
Carico i commenti... con calma