Biosphere, l'artista che da sempre cerco di studiare e approfondire e che mai ha catturato in pieno la mia attenzione. Ho ascoltato a lungo "N-Plants" ma non mi ha mai coinvolto più di tanto, stesso discorso per altri album come "Dropsonde" "Patashnik" e il suo più celebre "Substrata". Un giorno come un fulmine al ciel sereno mi accomodo sulla mia poltrona davanti al mio impianto stereo per ascoltare "Departed Glories", fortemente consigliato da un mio amico. Consigli a parte sono stato anche rapito dalla copertina dell'album che non so per quale motivo mi è apparsa immediatamente inquietante, diversa dal solito, il presentimento di stare per ascoltare un Biosphere diverso dal solito.
Parte la musica e immediatamente comprendo che questa volta devo mettere da parte ogni sorta di "ambient music" fino a quel giorno conosciuta. "Departed Glories" è una cosa sola...droni, solo droni. Un album che ha richisto all'artista ben cinque anni di silenzio, un lavoro complesso e a parer mio perfetto in ogni minimo dettaglio. Dalle poche notizie che sono riuscito a ricavare l'artista parla di questo album come una sorta di regressione psicoanalitica a sfondo naturalistico. Effettivamente già dalla copertina troviamo riscontro nelle parole usate da Biosphere, è una copertina come già detto sinistra, inquietante, c'è una donna immersa dal verde di una foresta, tra alberi spettrali e fiori gialli, lei appare "poco umana", sembra più uno spettro, Una copertina che potrebbe tranquillamente essere esposta nelle migliori mostre d'arte.
Ma parliamo ora del contenuto dell'album, e qui la cosa diventa ancora più complessa. L'ascolto non è affatto "facile" e non trasmette vibrazioni positive anzi sembra voler a tutti i costi mettere in agitazione l'ascoltatore, intimorirlo con quei suoi maledettamente sinistri uniti a voci perse nel vento. Tutto questo è già possibile recepire dalla prima traccia "Out Of The Cradle".Andando avanti l'opera diventa "spettrale" a tutti gli effetti, un bombardamento di echi, fruscii e Dio solo sa cos'altro. A questo punto siamo totalmente immersi in quella dannata foresta dove forse si nasconde lo spettro di quella donna. Per la precisione Biosphere prende ispirazione da una foresta in particolare, Las Wolski. A metà opera entra in gioco la totale oscurità, per quanto possibile Biosphere riesce a dar vita ad una musica ancora più inquietante e fredda di quella fino a poco fa udita.
Arriviamo alla title-track che non risparmia di certo ulteriori armonie lugubri. L'ascoltatore che ama ascoltare ad occhi chiusi e vedere con la mente capisce a questo punto che Las Wolski è diventato ormai un labirinto verde dove è possibile uscire solo se si arriva alla conclusione di questo delirio-capolavoro, una musica-camera per luoghi infestati insomma. Nella parte finale non possiamo illuderci di trovare neanche un brandello di luce, anzi gli spettri che ci hanno accompagnato per tutte le tracce sembrano addirittura più "presenti" e il loro respiro penetra dentro l'orecchio di chi ascolta...ormai adagiato in un punto di non ritorno.
Come tutti i sogni o come tutti gli incubi...finiscono...e finiscono quando apriamo gli occhi, quando ci svegliamo...in questo caso quando l'ultima traccia mette la parola fine ad un viaggio allucinante e inquietante ma proprio per questo affascinante e meraviglioso. Se posso permettermi di esprimere un mio parere personale posso dire che se hai un incubo e sei consapevole che è solo un incubo puoi permetterti di fare un'esperienza straordinaria, credo che ci è in grado di fare i "sogni lucidi" può confermare la mia teoria. In ogni caso "Departed Glories" è stata una vera e propria esperienza, tragica, drammatica, inquietante ma allo stesso tempo meravigliosa e affascinante. Un album "non per tutti", penso che sia rivolto principalmente a chi non riduce la musica solo ad un determinato ritmo, ad un determinato giro di accordi. "Departed Glories" è un'opera d'arte che non deve essere necessariamente compresa, richede invece un totale abbandono dell'ascoltatore nei meandri più oscuri del suono.
Spero tanto che voi utenti di Debaser che siete nettamente più bravi di me a scrivere e a recensire andate a dare (se non l'avete già fatto) ascolto a quest'opera, così magari potete scriverci qui una bella recensione e io vi leggerò e sicuramente scoprirò cose su questo disco che ora non so. Fregatevene per una volta del doppione, per recensori bravi come voi questo album è ottimo da analizzare, sempre secondo il mio modestissimo parere.
VinnySparrow
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