"Sessibon, sessibon-sessibon" cantava Albertone negli anni sessanta. C’est si bon è infatti il primo pezzo di questo disco bellissimo e godibilissimo a vari livelli d’ascolto, critico o rilassato in giro la sera in macchina. Inattaccabile come Fort Knox, monumentale ma leggero; enorme come contenuto artistico ma a tratti delicato come una piuma.

Bireli Lagrene è un personaggio scomodo, difficilmente inquadrabile, dai risultati alterni e dalle mille facce. Erede diretto della migliore tradizione jazzistica europea e ideale prosecutore della Reinhardt Legacy, in questo disco in trio è al massimo della forma, dell’ inventiva e della creatività più pura. I suoni classici degli strumenti: chitarra semiacustica, contrabbasso e batteria (con qualche rarissima tastiera archi di fondo) fanno di questo disco uno dei migliori esempi dell’arte del Jazz Guitar Trio.
Personalissimo nell’esposizione dei temi, tutti standards notissimi, triti e ritriti ma che sotto il ‘Lagrene Treatment’ risorgono ad assoluto nuovo splendore.
I due ritmi sono quanto di meglio la scena europea potesse offrire al momento dell’incisione avvenuta nel 1992: Andrè ‘Dede’ Ceccarelli alla batteria ed il recentemente scomparso Niels Pedersen al contrabbasso. Del primo non si può dire altro che è un musicista eccezionale: una solida roccia sia per la stabilità del tempo che per la capacità di capire dove il pezzo stia andando per assecondare e spesso anticipare i cambi e gli stop del solista di turno, in questo caso Bireli. Batterista ‘di riferimento’ per molti artisti d’oltreoceano quando sono in tour in Europa nonchè stabile colonna di Dee Dee Bridgewater, tanto per dirne una. Del secondo si consiglia per lo meno l’ascolto del suo lavoro a fianco di mostri sacri quali Joe Pass, Oscar Peterson o, tanto per prenderne uno, il suo disco da titolare con Reneè Rosnes 'Friends forever: in memory of Kenny Drew'. Comunque: in questo disco Niels effettua dei numeri sul contrabbasso che un bassista elettrico evoluto avrebbe serie difficoltà a padroneggiare sul suo basso elettrico, che è molto più ‘user friendly’ della vecchia fedele ed ingombrante ‘dog house’!

La qualità tecnica ed artistica dei solo di Pedersen lascia sconcertati e l’impatto globale del disco intero è enorme anche dopo che è finito: le note risuonano nell’aria! La varietà dei pezzi, che vanno da slow a bossa a cavalcate veloci, e la assoluta musicalità generale ne fanno un disco da poter acquistare a scatola chiusa sia da parte di chi volesse avvicinarsi al jazz per la prima volta sia da chi, comunque smaliziato, cerchi qualcosa di molto valido, magari eterno e per giunta a colpo sicuro. I classici non tramontano mai e questo disco tornerà svariate volte nel lettore, nel corso della vostra vita.
I pezzi: 1) ‘C’ est si bon’, uno standard a torto trascurato dal mondo jazzistico, forse perchè francese e quindi ignoto in Usa 2) ‘Softly, as in a morning sunrise’ , che è stato glorificato grazie alla mano d’ oro di Trane 3) ‘Days of wine and roses’ 4) ‘Stella by starlight’ 5) ‘Smile’, bellissimo pezzo di Charlie Chaplin 6) ‘Autumn leaves’, altro caposaldo francese 7) ‘Teach me tonight’ 8) ‘Donna Lee’ di Parker, con un Pedersen stratosferico: vecchio mio, che Dio t'abbia in gloria, ma come cacchio facevi ad essere così bravo eppur così modesto e semplice come persona ? 9) ‘Body and soul’ 10) ‘Ornithology’ 11) ‘How insensitive’ ed infine 12) ’Nuages’, stavolta sentiamo quella fatta come si deve: Pino Daniele, ti voglio bene, ovviamente, ma per favore ascolta ed impara. Bello. Bello. Bello, anzi: bello! Un magistero musicale. Mi permetto di dirlo perché, dovendo consigliare qualcosa a qualcuno, è ovvio e forse doveroso, da parte di chi scrive, andare sul meglio disponibile, sul sicuro; sugli Standards appunto.

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