Un autentico blocco monolitico che tiene a braccetto i rumoristi della East Coast e i putridi flanelladotati posti geograficamente qualche stato più a Ovest. Sooyoung Park parla sottovoce, talvolta urla, e ti fa riflettere su come sia possibile amalgamare il noise con le strutture complesse e cerebrali, con l'introspezione, con la violenza secca e irreparabile, con le caotiche bizzarìe puramente artistiche.

La collocazione propria dei Bitch Magnet sta nel mezzo, una storia nata tra l'Ohio e il North Carolina ma con echi provenienti dal Kentucky (infatti ingaggiarono David Grubbs a titolo non definitivo) e con strizzate d'occhio NewYorkane e soprattutto Chicaghesi (quale musicista nonché produttore nonché fonico nonché prezzemolino si mise in cabina di regia per il loro primo mini-album?).

Azzardiamo dunque altre corrispondenze:

  • "Ben Hur" è l'anello mancante che collega "Tweez" e "Spiderland";
  • "Ben Hur" è il suono definitivo degli anni '80 e anticipa la varietà compositiva degli anni '90...
  • ...e viceversa;
  • "Ben Hur" è "Frigid Stars" suonato dagli Unsane;
  • "Ben Hur" è il disco dei secchioni che però sanno esternare la forza bruta;
  • "Ben Hur" è un disco sfigato, perché nonostante la sua compattezza non riesce a raggiungere singolarmente i picchi del precedente "Umber";
  • ...del grunge e del noise rock si è già scritto nell'incipit;
  • "Ben Hur" su Debaser, ma anche nel mondo, non se lo caga nessuno.

In altre parole questo disco è un compendio di ciò che fu e di ciò che poi venne all'interno di una scena indipendente americana ben delimitata, ma anche di ispirazione per altre realtà indie.

Anzi, diciamo pure che questo disco potrebbe avere le caratteristiche che stavate proprio cercando.

Meglio ancora: questo disco è bello.

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