Will Oldham aka Bonnie 'Prince' Billy questa volta ha fatto probabilmente l'unico tipo di disco che gli rimaneva da fare. Con questo disco infatti arriva probabilmente alla fine e alla conclusione di un lungo percorso e di un viaggio dentro se stesso e nella sua lunga carriera come musicista e cantante e scrittore di canzoni. Aspettate un attimo. Ovviamente questo non significa che la sua carriera sia finita qui. Non c'è mai una vera fine e ogni fine può essere considerata un inizio e del resto se consideriamo tutta la sua carriera possiamo riconoscere un approccio intimista e esistenzialista alla musica e alle liriche e quegli stessi contenuti evocativi che potremmo riscontrare anche in questo disco. Ma abbiamo sempre guardato a questo artista come a qualcuno per lo più dedito alla introspezione e le sue canzoni le abbiamo quasi sempre collocate in delle ambientazioni rurali, quasi bucoliche.

Naturalmente non aveva alcun bisogno di dimostrare il suo talento e le sue capacità di comporre canzoni, non è questo il punto, ma io credo che con questo disco abbia fatto qualche cosa di inatteso e qualche cosa di importante per la sua carriera e il suo percorso come artista e per la musica cantautoriale americana dei nostri giorni. La sua operazione è stata una operazione medianica, un transfer. Ha trasferito infatti tutti i contenuti delle sue canzoni in una dimensione differente, lo spazio aperto, l'infinità del cosmo.

Sinceramente non ascoltavo un disco come questo dal primo degli Akron/Family, che è probabilmente il principale punto di riferimento che darei per chi vuole avvicinarsi a questo disco, unitamente a alcune registrazioni e produzioni di quello che poi era il deux ex machina degli Akron/Family, cioè quel fottuto genio di nome Michael Gira. Ma se ascolti le canzoni di questo disco, non puoi che riconoscere e ritrovarti in quello stesso tipo di dimensione, una dimensione fatta dal riverbero di eco infinite di suoni e della stessa voce di Will Oldham.

Per raggiungere questo risultato e portare a termine questa missione, Will Oldham aveva ovviamente bisogno di essere accompagnato da una compagnia molto speciale. E quale poteva essere questa migliore di quella dei Bitchin Bajas di Chicago, Illinois? Chi meglio di loro poteva guirarlo e accompagnarlo in questo viaggio attraverso lo spazio e l'infinito? 'Epic Jammers and Fortunate Little Ditties' (Drag City Records) è infatti il prodotto di una collaborazione tra Will Oldham e questa band, che poi sarebbe una di quelle migliori nel panorama della musica sperimentale e di un certo revival della musica cosmica e del kraut-rock.

Una band molto prolifica anche tra l'altro e particolarmente creativa e non nuova a collaborazioni con altri artisti, e la perfetta integrazione per i propositi di Bonnie 'Prince' Billy relativamente questo progetto.

La maggior parte delle canzoni hanno una durata maggiore ai cinque-sei minuti. La volontà è quella di creare un effetto di straniamento, uno speciale effetto che porti principalmente a essere accompagnati dalla soffice e evocativa voce di Will Oldham e dopo a essere trascinati in quello che è un viaggio immaginario attraverso un fiume fatto di coscienza e luce cosmica.

Alcune canzoni cercano volutamente una ripetizione ossessiva di suoni e del cantato ('You Are Not Superman', 'Show Your Love and Your Love Will Be Return') proprio per dare una maggiore forza a questo effetto e far sentire l'ascoltatore come se fosse avvolto in una capsula ovattata. Cullati dalla melodia che è come una ninna nanna, vivi tutta la tua vita e guardi il futuro prima di ritornare indietro, riavvolgendo il nastro della tua esistenza fino al principio, allora sei indietro, all'interno della placenta materna, in quell'infinito microcosmo che è solo il tuo pensiero e prima ancora che tu possa cominciare a esistere fisicamente. Adesso siediti, chiudi gli occhi, rilassati e prendi un lungo respiro: sei vivo, sei ancora vivo e tutto quello che ti circonda è reale. Puoi toccarlo se vuoi. Tutto quanto pulsa di vita. Non ti resta altro da fare che raccoglierla e farla crescere come se fosse un fiore, nel palmo delle tue mani.

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