5 anni fa ho comprato il mio primo disco di Bjork... avevo solo 11 anni. Era il 3 maggio 2003 e lo ricordo come se fosse ieri: mi trovavo al bennet per farmi regalare obbligatoriamente qualcosa per il mio compleanno dai miei genitori. Quindi mi precipitai all'angolo audio-video e vidi qualcosa che immediatamente mi cambiò la vita come se fosse un oggetto prezioso... quel cd, tale "Greatest hits" di Bjork (che non mi scorderò di dire: si scrive con i due puntini sulla "O" ma che non riesco a fare sulla tastiera) mi attirò un po' per la confezione tanto suggestiva e candida e un po' per quella canzone, quel video che avevo visto un po' di tempo prima su All Music, in cui gocce di mercurio entravano nel naso, nella bocca...e uscivano dagli occhi della islandesina, come se lei ci mostrasse di cosa è fatta: di pura poesia.

Hidden Place.

La voce incredibile di quella piccola grande donna mi entrava nella pelle come un ago, i suoi rumori techno-digitali che imitavano i suoni della neve, le macchine e la natura erano sempre avanti rispetto agli altri, persi in un limbo pop. Lei è la fantasia in carne ed ossa.

Il "Greatest Hits" mi adocchiava con il suo light- price di 15,90€, con quella copertina bianca come la neve ed un mostro ad otto teste nero e bianco sbattuto in copertina con non-chalance. La tentazione era unica. E quel disco mi ha salvato.

Smaltita la sbornia del pop che ascoltavo in precedenza, tutto Madonna e Pink, mi persi letteralmente in quelle 15 tracce. Bastarono i primi rintocchi di "All Is Full Of Love", in quella versione remixata per il videoclip, per cadere in una spirale di emozioni: una ritmica fluida, quasi amniotica e la voce di Miss Betulla che è così pura da sembrare un rintocchio di un cucchiaio picchiettato su un bicchiere di cristallo e, che più va avanti la canzone e più l'ugola diviene una potente carica di sensazioni. Un gorgo ipersonico, su una melodia tra classico e ipermoderno, tra violini ed elettronica cheap-idm. Ancora ipnotizzato dalla bellezza straniante di quel pezzo, "Hyperballad" mi travolse: forse la migliore canzone d'amore degli anni '90, la ritmica che, come un treno soffoca i violini che si rincorrono. Bjork tesse una melodia vocale di prim'ordine che emoziona non poco. Tutta bravura. "Human Behaviour" stravolge: dalle bellissime incursioni nelle ballate, il pezzo tratto dal falso debutto di Bjork "Debut" è dance estrema di natura tribale: selvaggia e infantile, si rivela un capolavoro all'avanguardia, anche dopo 15 anni. L'album, quindi, scorre tra alcuni dei singoli pubblicati dalla ninfetta nordica, sino al 2002: tutti apici di bellezza assoluta. Come rinunciare a quella pulsante marcia marziale che è "Hunter", in cui i violini donano un tocco di folk islandese? Come non perdersi nel sublime ed ingenuo pop di "Hidden Place" o nell'arcaica e sensazionalmente poetica "Pagan Poetry"? Per non parlare di "Army Of Me", bomba di techno-dance spaziale, dal basso quasi metal ed alienazione ipersonica: Bjork appesantisce la voce e si tramuta in sex-symbol. Pezzo imitatissimo da molte altre chanteuses di questo periodo, nordiche o francesi che siano, ma mai superato. "Jòga" è impossibile non citarla: un diamante di canzone, bella come poche nella sua alternanza di violini poetici e ritmi aspri. Ritornello melodico dolce e disperato. Immenso.

Un manifesto musicale vero e proprio.

La bellezza tramutata in arte.

Un semplice piacere che diventa passione.

Amore. 

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