"Medùlla" è stato annunciato come l'album più pericoloso di Bjork a causa della scelta di sole voci come base musicale, una svolta radicale da quegli eden pop che furono "Debut" (uno degli album più importanti degli anni '90), "Post" (più disomogeneo di "Debut" e ancora un capolavoro) e "Homogenic" (tutto beats aphex twiniani e archi mozzafiato) e dopo la svolta cinematografica e "Vespertine", album-culto: una spirale di bellezza che formano l'album più intimo di Bjork, ma non è così: "Medùlla" non è un puro esperimento, è poesia.

Come resistere alla semplice apertura, diretta e scarna di una splendida "The Pleasure Is All Mine", beats vocali e "oooh....oooh" irresistibili... una grande canzone, come non farsi venir la pelle d'oca ascoltando l'apice del disco: il primo singolo- capolavoro "Oceania", presentato alle Olimpiadi di Atene del 2004: una melodia che sembra venire da un altro pianeta, beats febbrili e la voce dell'islandesina sempre onnipresente ed entusiasmante. Come non sentirsi trasportati da un "pezzo con le palle" come "Where Is The Line?", uno dei pezzi più incazzati della cantante: con fare rockeggiante e con l'ospite d'onore, ovvero il leader dei Faith No more. Stop, "Medùlla" è un album d'avere, non come oggetto di cui parlare con gli amici per farsi vedere intellettuali e alla moda, ma un disco da ascoltare, da amare, composto di canzoni semplicemente uniche e incredibili, che dimostrano il grande talento di tale donna: oltre alle tre già citate, basta ricordare "Mouth's Cradle", universal-pop acchiappatutti, stranamente non scelto come singolo, "Who Is It", pezzo orecchiabilissimo e allegro che mette il buon umore, "Triumph Of A Heart", un delirio vocale accompagnato da uno dei video più belli della storia della musica.

Diffidate delle dicerie, "Medùlla" non è affatto disprezzabile, è l'apice artistico di questa piccola grande donna islandese.

Carico i commenti...  con calma