"Prayer Of The Heart" è una composizione di quindici minuti, realizzata il 2 Febbraio del 2004 per un tributo all'artista e compositore John Tavener e interpretata da una magnetica Bjork, accompagnata dall'inseparabile Brodsky Quartet, che per lei tesse un continuo stratificare impalpabile e acquatico di archi.
Bene. E ora che ho terminato la parte informativa della recensione, lasciatemi viaggiare.
Pezzo devastante. Tra i più indimenticabili che abbia mai potuto ascoltare.
Una poesia sofferta, dolorosissima e di una bellezza straniante, che continua a disegnare ellissi di fumo nell'aria, sporgendosi oltre la barricata dell'orecchiabile, per precipitare nel più oscuro ed estraniante oblìo, trascinandosi dietro bellezza e rimorso in un dolente cavalcare di sospiri. Ti senti in frantumi, come uno specchio vendicativo che ti rifila sette anni di sfortuna nera. Ti senti improvvisamente il mondo deviato che ti circonda. Ti senti il tramonto che fatica a scendere per paura di uccidere il pomeriggio. Ti senti la notte nera, che mette paura ai bambini addormentati.
Quindici minuti che vorresti non finissero mai, che si immergono nelle splendide acque sonore e, poi, riemergono fino a soffocarti e a trascinarti sulla riva, mentre gli archi, avvolgenti, ti sovrastano come il cielo, il mare, la notte. E se ti concentri li vedi. Sono lì a danzarti, invisibili, davanti. A rendersi palpabili, soffiandoti sul collo. Come la vita. Come la morte. E Bjork! Cavolo, Bjork! La sua voce è la sirena di cui tutti vorrebbero essere ammaliati. La senti amalgamarsi perfettamente agli archi, a gridarti, a sussurrarti, a soffrire e a danzare, obbligandoti a dire, con voce soffusa e sussurrata: "Questo è amore."
Sì.
Questo è uno dei pezzi che, ascoltato ad occhi chiusi, ti fa sussurrare con una rosa in mano: "Cazzo, anche io ho un'anima" .
Kyrie Eleison.
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