Come reinventare un album inarrivabile come "Post"? Come reinventarne la struttura, pur mantenendo follia, gusto e buona musica? Bjork ci ha provato con questo "Telegram" del 1996, album che continene 9 nuove versioni di quei pezzi sublimi e una divertente b-side.

Niente musica da dancefloor, pur trattandosi di semplici remix, anzi: l'islandesina sperimenta al massimo, tra la techno alienata e straniante di una "Possibly Maybe" remixata da LFO con andamento ipnotico, una "Hyperballad" spogliata dell'elemento ritmico, rimpiazzato da archi mozzafiato dal Brodsky Quartet e una "Enjoy", praticamente stuprata e resa una bomba techno-hardcore strumentale, Bjork (aiutata da molti remixer) sperimenta tutto ciò che è possibile in un calderone che forse non supera l'album dell'anno precedente, ma che si dimostra una reinvenzione piuttosto accattivante e bellissima: i remix di Bjork non sono come quelli di gran parte degli altri artisti, che hanno solo il pretesto di far ballare, ma sono pura arte.

Da segnalare anche la conclusiva versione rarefatta e notturna di "Headphones", ad opera di Mika Vainio e l'allegra b-side "My Spine", campanelli, xilofoni e voce con un ritornello che si toglie difficilmente dalla testa. Bjork è sempre immensa.

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