Voi direte: "Dai, ragazzo, non c'è molto da recensire su questo E.P, in fondo è solo roba che spacca, 5 minuti di adrenalina, niente di più". E vi assicuro ragazzi che questi 5 minuti hardcore dei Black Flag valgono tutta la carriera di "Pinco Pallino" (un cazzone qualsiasi che vi stia sulle palle).
Un fulmine. Una scossa che ti colpisce dritto al cervelletto, che ti ferma il self-control e lascia spazio solo alla rabbia. "Jealous Again" è il secondo lavoro dei Black Flag. Risale al 1980 e succede l'E.P. "Nervous Breakdown", che li fece conoscere nella scena underground californiana pervasa dall'hardcore losangelino; sono gli anni post-punk e dei primi eighties.
La titletrack, che apre questo breve ma intenso momento della carriera dei Flag, apre con un riff lacerante, distruttivo e segue la voce di Pederast (era il periodo della formazione provvisoria della band). Qui è Ginn che fa la sua parte; così cattivo e gasato alle chitarre non l'avevo mai sentito. La sua Dan Armstrong brucia tutto e il cervello risponde solo alle sue note. "It's not my imagination"; sono le parole di Pederast che lanciano la fulminea "Revenge", una bomba che schizza via in un attimo e che non risparmia nessuno. "White Minority", manifesto contro la malata società americana, è un tipico punk alla Black Flag, quello che andrà poi a comporre l'opera suprema della band. In "No Values" mi è piaciuto molto Pederast; devo dire che in quegli ironismi con tanto di urla e sputo sul microfono c'è un briciolo di impegno sincero. I Black Flag, come sempre hanno fatto, fanno i cattivoni, ma si divertono assai. Chiudono questa piccola operetta quei due minuti scarsi di "You Bet We've Got Something Against You!" e già il titolo la dice tutta. La pasta è sempre quella. Adrenalina e rabbia, gli ingredienti base della ricetta hardcore.
Sappiate che questo è un E.P. piuttosto trascurabile, perchè la pappa è bella che pronta definitivamente in "Damaged", che, come ho già detto, è la vera opera suprema della band, ma qua ci troviamo di fronte alle prime pennellate, ai primi schizzi (e anche alle prime sbavature) della carriera dei Flag; le prime urla, le prime risate, le prime schitarrate violente di Ginn.
Jealous Again è il "flagello di Dio". E come disse Attila (anzi come dico io), sotto lo zoccolo del cavallo di Ginn non cresce più l'erba.
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