- #frankblackfrancis (1di4). Inizia, con questa recensione, un ciclo dedicato a Frank Black/Black Francis (a seconda dello pseudonimo utilizzato per pubblicare l'album di turno) e a (una parte di) ciò che ha prodotto fuori dai Pixies che non è ancora stata recensita su Debaser (ed è davvero tanta roba): sarà un ciclo di quattro recensioni (se gradite), pubblicate rigorosamente a cadenza #apenedisegugio -
Spesso (giustamente) viene citato il capolavoro "Teenager of the Year" (o al massimo l'esordio omonimo) come suo apice solista: il punto è che raramente ne vedo presi in considerazione altri (molti estimatori dei Pixies ignorano persino il già citato "Teenager of the Year" o quell'altro capolavoro di "Last Splash" delle Breeders, il gruppo della storica bassista dei folletti, Kim Deal), quando molti di questi meriterebbero ben altro trattamento e considerazione.
Questo "Bluefinger", ad esempio, uscito nel 2007, offre un notevole manifesto dello stile che l'artista ha creato, sviluppato e poi perfezionato negli anni, risultando senza dubbio uno dei suoi lavori da solista più rappresentativi. Ci sono infatti i cambi di ritmo e la schizofrenia che caratterizzano i pezzi più in 'Pixies style' (almeno nella sua accezione più selvaggia) del disco ("Captain Pasty", "Treshold Apprehension", "Tight Black Rubber", "You Can't Break a Heart and Have it"), ci sono le melodie pop accattivanti e memorabili (la deliziosa "Lolita", "Your Mouth into Mine", "She Took all the Money", la titletrack), c'è il blues ("Test Pilot Blues"), c'è il country/rock'n'roll con divagazioni lisergiche in coda ("Angels Come to Comfort You"): il tutto condito da un songwriting sempre di alta qualità e da un'ispirazione genuina assolutamente degna degli apici toccati in passato, seppur non raggiungendoli del tutto.
Sarebbe davvero un peccato, quindi, fermarsi solo ai dischi dei Pixies e ai già citati "Frank Black" e "Teenager of the Year" con lui, ignorando, o peggio snobbando, tutta la sua produzione successiva, che nasconde veri e propri gioiellini come questo.
E poi, insomma, siamo sempre su un sito che si chiama "Debaser" eh.
" #onceyougo(frank)blackyounevergoback " Kurt Cobain
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