Dare un seguito ad un grande disco come “Catacombs Of The Black Vatican” era impresa ardua.
Zakk Wylde ci prova, e c’è da dire che per buona parte c’è pure riuscito. Il nuovo “Grimmest Hits” è un signor disco. Non un capolavoro, e a cinquantun’anni suonati probabilmente la tanto agognata (dalla critica, più che dai fans) svolta innovativa non arriverà più. Wylde fa quello che sa fare, e lo fa davvero alla grande.
Per “Grimmest Hits” Wylde opta per una propensione più marcata verso il doom, senza perdere assolutamente i tratti distintivi del proprio sound. Abbondano i pezzi classicamente BLS; l’opener “Trampled Down Below”, strepitosa, lo mette subito in chiaro. I riff granitici, ormai marchio di fabbrica indelebile della ditta Wylde, sono lì, così come una solida capacità vocale che, per quanto non sia mai stata così distintiva, rimane in grandissima forma.
Ci sono un paio di sentiti (e riusciti) omaggi ai Black Sabbath; li troviamo nei riff cavernosi e nella riuscitissima accelerazione centrale di “All That Once Shined”, e soprattutto nella divertente “Disbelief”, che non si vergogna affatto nel saccheggiare a piene mani “A National Acrobat”.
Tracce di grunge (non quello dei Nirvana, siamo in territori Alice In Chains) nella possente “Seasons Of Falter” e nelle scintillanti ballads “The Day That Heaven Had Gone Away” e “The Only Words”, che avranno fatto sorridere di approvazione lo spirito di Chris Cornell da lassù. Sorprende la breve durata dello stranamente digeribilissimo singolo “Room Of Nightmares”, con tanto di insolito ed autoironico videoclip, che fa il paio con la zeppeliniana chiusura “Nothing Left To Say”, insolitamente radiofonica. “Illusion Of Peace” è la traccia più aggressiva del lotto e funzionerà sicuramente benissimo in sede live, così come le venature à la Deep Purple di “Bury Your Sorrow”.
Dopo trenta anni di carriera, Zakk Wylde rimane lassù e nessuno lo sposta. Niente di nuovo sotto il sole, “Grimmest Hits” è un disco solidissimo, di un artista che ha trovato una cifra stilistica riconoscibile e la mantiene ben visibile senza annoiare. Se cerchiamo innovazione, o una proposta nuova e diversa dal solito siamo nel posto sbagliato; se cerchiamo qualcosa di familiare, ma con una familiarità che non si adoperi a discapito della qualità, non possiamo che giudicare positivamente questa nuova uscita a marchio Black Label Society.
Traccia migliore: Trampled Down Below
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