In copertina una bozza di torcibudella: questa si che è vita, o almeno così pensa il nostro Zakk! Il titolo è "Sonic Brew", il marchio Black Label Society non ha mai raggiunto tal vetta, secondo me siamo davanti al miglior album del nostro texano.
Ma Zakk Wylde, l'ultimo dei Southern Axemen, in questo album conferma di essere un eclettico. Del resto, "Pride & Glory", il suo esordio solista, non tralasciava il Metal per un tuffo nell'adorato Sud della Allman Brothers' Band? Così, questo capitolo della saga BLS dedicata ad un unico personaggio alterna la furia e lo strepito di canzoni come l'introduttiva "Bored To Tears", "Low Down" o "The Beginning... At Last" a momenti di riflessione hard-blues suonati attorno al fuoco, con la cassa della birra a portata di mano, come "Hey You (Batch Of Lies)" o "Peddlers Of Death".
Secondo lo scrivente derecensore, in questo album in nostro Wylde da il meglio sia come tecnica che come voce: eppure non c'è qui traccia di un certo compiacimento mieloso che rovina il risultato finale di altri lavori. Quando si ascolta "Sonic Brew" non si può poi fare a meno di notare alcune perle proposte: fantastica, ad esempio, "Born To Lose", in qui alla voce roca e cavernosa (probabilmente per le troppe birre e le troppe paglie!) di Zakk Wylde si alternano coretti super tamarri, con gli immancabili assolo sempre più veloci e potenti e le improvvise frenate, che rendono questo album incredibilmente affascinante e riconoscibile.
Non mancano poi pezzi realmente di atmosfera, come "Beneath The Tree" in cui Wylde mette da parte l'ascia per alternare i propri sussurri ai "soliti buoni riff" (per riprendere una rece di MP!), il tutto condito da un testo splendido, carico di ironia verso "the people" e pieno delle solite rime spassosissime ("People so seedy/People so greedy/But in the end, /Ain't we all a little needy?" da rimario Garzanti!) oppure "Spoke In The Wheel", pezzo in cui la voce raggiunge vertici davvero toccanti (considerato che proviene dalla corde vocali di un texano violento ed enorme, pare impossibile!). Una particolare menzione anche per "Black Pearl", "Lost My Better Half", canzone violentissima in cui il nostro guitar hero descrive la propria solitudine ed il momento in cui finirà, e per il brano "T.A.Z.", un pezzo strumentale gradevolissimo, dove Zakk conferma di saperci fare, al punto di aver meritato gli elogi di un individuo spocchioso come Malmsteen (per carità gran chitarrista, ma certe critiche ai colleghi...).
In conclusione album fantastico, secondo me nettamente superiore al resto della produzione dei Black Label Society, dove ogni canzone merita un ascolto attento: in particolare è sempre inappuntabile il risultato dello sconto tra la voce grezza, ma armoniosa e piena di calore, i testi belli ignoranti, i riff in stile hard e la sezione ritmica (in cui vengono utilizzati suoni anche ricercati). Una menzione speciale anche per la mia canzone preferita: "World Of Trouble", in cui, oltre al consueto splendido assolo a metà canzone, Zakk sembra spogliarsi dei panni dell'uomo duro e impuro per riconoscere che anche lui nei momenti di sbronza finisce per porsi delle domande quasi sensate, prima di rituffarsi "In a world of trouble again".
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