Era un pomeriggio del 2007, Aprile, un giorno di Aprile per la precisione, ed io mi ero comprato un libro.
Diciotto euro ragazzi, diciotto euro, dico solo questo.
Quel mattino aveva piovuto parecchio, il cielo era ancora scuro e gli alberi sui viali brillavano di un verde intenso, riverberati dall'acqua.
Era il giorno prima delle vacanze di pasqua, e per qualche egotistica ragione tendevo ad assegnare ad ogni particolare insignificante della mia vita immensa importanza.
Tutto aveva significato e poesia, i ragazzi che uscivano da scuola, le cartelle, i saluti, l'idea di rivedersi tra due settimane, i sedili polverosi del pullman e parlare con gli altri davanti alla rete del campo sportivo; essere annoiati senza sapere perchè.
Il libro che avevo comprato era "Superpessimo" di Ben Greenman, la recensione che avevo letto su RollingStone ne parlava in tono entusiatico: altro che Chuck Palahniuk, dicevano, gli scritti di Greenmn sono come un giro su un ottovolante.
Io avevo letto "Soffocare", che avevo trovato carino, e l'idea di qualcuno eight miles high a Palahniuk non poteva che sedurmi.
Volete sapere una cosa? Ben Greenman NON E' un ottovolante. Ok va bene, era divertente e originale, alle volte forzatamente originale senza davvero concludere nulla, ma niente a che vedere con un giro su una giostra all'età di sette anni, quando la cosa più emozionante che hai conosciuto è il tirannosaurus rex del Jurassic park.
Quindi voglio essere spassionatamente sincero con voi (o tu lettore, lettrice) ebbene, "We Did Not Know The Forest Spirit Made the Flowers Grow" dei Black lips non è come un giro su un ottovolante. Ma è comunque un disco divertente e originale, sia chiaro.
E adesso io abbasso lo sguardo, più giù della tastiera, fisso le mie scarpe, uniformemente nere eccetto per la punta che è sporca di fango, e cerco di di trovare le parole giuste.
E' il 29 gennaio, e se state leggendo è perchè immagino vi interessino i Black Lips. E magari vorrete pure sapere prima di tutto dove sono nati e come è stata la loro vita schifa prima di tutto questo, prima che noi li conoscessimo, per dare una sorta di completezza.
Ma questo, non è compito mio, e non mi va, e naturalmente Salinger era un altra cosa. Immaginiamoceli adolescenti a metà via tra i personaggi di Twain e Carver, questi Black Lips, annoiati senza sapere perchè in quel di Atlanta, intenti a fare le stesse cose che faremmo noi da annoiati. Giovani e zozzoni.
Per tutti coloro che gli hanno conosciuti con il bel "Good Bad Not Evil", troveranno in questo album del 2004 la medesima energia ma registrata in un modo molto, molto diverso. Ciò che erano insomma prima di diventare alla moda.
"Registrato col culo", avevo letto su rumore cinque anni fa, a proposito di questo cd. "Come il suono di mille cessi scaricati contemporaneamente", questa è invece la definizione del primo album dei Ramones, secondo un critico dell'epoca, sempre letto su RollingStone.
E da qui a lì il passo è breve, ragazzi i Black Lips sono i Ramones del garage Rock. Fateci caso, il suono scassato, la filosofia (ammesso che ne abbiano una) grezza, la perenne adolescenza come tema portante di molti dischi, l'aver riportato ai punti di partenza una musica stra-conosciuta, il rimanere perennemente fedeli a sè stessi, con tutti i vantaggi e svantaggi che ne possono conseguire.
Per non parlare della democratizzazione musicale, perchè ascoltandoli non si può fare a meno di pensare, ma posso farcela pure io!
L'amore per un epoca muscale: il rock'n'roll delle origini per i Ramones e il garage di marca nugget per i Black Lips. Certo, non voglio dire che i Black Lips siano importanti perchè sembrano i Ramones, ma certe cose alle volte sembran scritte nel destino.
Vi sto dicendo che come loro possiedono quella stessa energia primordiale, spontanea e inconsapevole, quella che si muove sotto i crash e il rumore di "Mia". Ragazzi che pezzo, perchè sembra preso di peso dal repertorio di un qualche gruppo di sbarbatelli del Wisconsin che nel 1967 volevano imitare gli Who, ed avevano all'attivo un solo singolo, mentre al tempo stesso invece è così caratteristicamente un pezzo dei Black Lips. Penso sia raro potersi immedesimare in un retroterra musicale distante, riprodurlo fedelmente e fare comunque qualcosa di bello e originale. Ci vuole dell'arte, o del talento.
Perchè ce l'ho tanto con questa storia dell'originalità e della genuinità? Mettetevelo bene in testa: non sono il Carlo Pertrini dell'indie rock. O dell'alternative. O dell'hardcore. Non è che cerco la genuinità a tutti i costi, il low-fi o la purezza.
Non ascolto solo dischi di gruppi di astratta avanguardia berlinese snobbando tutto il resto. Un disco per quel che mi riguarda non acquista valore perchè ha un certo sound, oppure perchè è stato registrato in una cantina. Ma non riesco a non emozionarmi ascoltando dischi come questi, dove musica tanto bella e diretta è realizzata da persone normali, come me e te. Come a dimostrare che la bellezza impalpabile che permea ogni cosa, è davvero alla portata di tutti. E' una speranza in più, perchè privarcene? Musica semplice perchè, come nel caso dei Ramones, sono due, quattro accordi e via. O la va o la spacca.
Rimane certo il fatto, che se vi fate un giro sul loro sito ufficiale noterete lo store e il vario merchandising adeguatamente in vendita, ma sta a voi decidere se arriciare il naso o continuare ad apprezzarli. Ma mi rendo conto comunque che la scritta "paynow" vicino alle foto promozionali e ai dischi in vendita online, strida un pò con la loro immagine di white trasher beoni. Si potrebbe iniziare parlando della spendida copertina e fotografia di Ben Crumb.
Non ho idea di chi sia, ma se la grafica l'ha fatta lui, allora l'ha fatta bene. In "Notown Blues" l'organetto gracchiante dà il tempo a questo inno ubriaco e compiaciuto, una lenta discesa. Urla e urla, il riff riparte.
"Ghetto Cross" semplicemente non mi piace, lenta e depressa, sonnambula, dondolata da una chitarrina jingle-jangle. Ma soprattutto, "Stranger". E' bellissima, con quel attacco fuzz. Quel lazo bruciante di chitarra, che gira su sè stesso, ha a che fare con quanto dicevo prima riguardo alla semplicità. "Stranger" davvero, ascoltatevela.
Vi direi quasi che questo è il disco ideale per bere e pogare con gli amici, ma ricordo nitidamente di aver letto su TuttoMusica, che Avril Lavigne, beh la regina de punk ovviamente, forse lei può permetterselo, aveva dato la stessa definizione a "Rape Me" dei Nirvana.
L'avevo trovato stupido ed offensivo, e da allora ho iniziato a pensare che nessun disco sarebbe dovuto essere l'ideale per bere e pogare, quindi non lo dirò, però in questo caso un pò lo penso. Voi dovete ascoltare questo album, fan e non fan, anche se certi suoni sgraziati vi sembreranno ostici al principio.
"Le strade del cuore sono tutte tortuose" diceva Conrad, e lui ne sapeva, e la voce, di Cole Alexander sembra proprio provenire da un cuore di tenebra.
Quello di Darby crash, perchè è da notare la somiglianza vocale in diverse tracce. Il fu ben Eberbaugh, deceduto nel 2002 in un incidente stradale, chitarrista, compare nella macilenta "Juvenile". "Jumpin Around" breve e malata, molto ritmica, lascia subito lo spazio alle distorsioni di "Super x-13".
Distorsioni, ecco voi a cosa pensate al termine "Distorsione"? Ai Nirvana? Alle scatolette Vox dei Velvet Undreground? Ai Jesus and Mary Chain? E invece no, dovete pensare ai fischi, quelli di Pete Townshed, quando nel 1966 accostava la chitarra all'ampli e il pubblico si tappava le orecchie. Fischi e urla, poi il silenzio. Ancora il silenzio e arriva la ghost track; ah vi interessa della ghost track?
A me no.
"And it's been the ruin of many a poor boy
And God I know I'm one "
House of Rising Sun
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