I Black Rainbows sono uno stagionato – esistono da più di 10 anni – gruppo stoner italiano. I loro riferimenti sono stati sempre nie nomi “storici” del genere ovvero in band come Fu manchu e i progenitori Kyuss. Occorre ricordare come lo stoner sia proprio partito dai Kyuss negli anni ’90. La particolarità dello stoner è quella di un certo gusto retrò e du un suono a volte sporco. Queste sono caratteristiche che ritroviamo abbondantemente in questo nuovo album dei Black Rainbows intitolato “Stellar Prophecy”. Il disco si compone di tracce dirette e più tipicamente “heavy” come l’iniziale “Electrify”, caratterizzata da un suono granitico e duro e la successiva “Woman”. La lunga “Golden Widow” è invece a mio parere uno dei vertici di “Stellar Prophecy”: l’inizio è soffuso e psichedelico, con chitarre effettate, un synth sinuoso e un bel giro di basso in evidenza: si tratta di un brano avvolgente e travolgente in cui aleggia prepotente lo spirito dei leggendari Hawkwind carratterizzato dall’uso massiccio del fuzz. Il viaggio “psichico” prosegue dirompente “Evil Snake”, la decisa “It’s Time To Die” e la granitica “Keep The Secret”. La traccia finale “The Travel” è l’altro pezzo forte di “Stellar Prophecy”: le tastiere disegnano atmosfere “space rock” accompagnate da un basso pulsante e da chitarre effettate per quello che è un inizio molto pacato: poi il suono ci avvolge in spirali fantasmagoriche e “spaziali” creando un “maelstrom” sonoro da cui è difficile staccarsi: poi le sonorità diventano più dure con il fuzz in primo piano: si tratta indubbiamente di una grande cavalcata psichedelica. Sostanzialmente “Stellar Prophecy” è un buon disco che sicuramente dello “stoner” ma anche della psichedelia più dura sapranno apprezzare.

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