Miss scoreggia di rana è in ufficio, ripassa il discorso per l'inaugurazione e sorseggia un bicchierino di uno scadentissimo lubrificante per auto affinché aumenti il suo già notevole livello di untuosità. Oggi ne avrà bisogno, verranno tutti, sindaco, assessori, presidenti, guru. Una selvaggia parata di facce da cazzo per l'apertura di un nuovo piccolo manicomio non dichiarato.

Il discorso è perfetto, scritto in un socialese spigliato e finto sbarazzino. Le poche frasi che percepisco di la dalla porta mi provocano un principio di nausea, sensazione che ben conosco, dato che, mio malgrado, maneggio piuttosto bene quella odiosissima lingua. E' a me che, in genere, fanno scrivere i progetti, senza sapere la violenza che mi auto infliggo ogni volta.

Si, ottimo discorso, stronzetta che non sei altro. E perfetto è il vestitino che ti sei comprata per l'occasione, un appropriatissimo tubino beige, roba di gran classe.

Sei emozionata cazzo e hai messo su un'aria da scolaretta prima dell'esame. Non solo, sei quasi dolce, persino con me, l'unico che non trema al tuo cospetto e che non si fa impressionare dal tuo eloquio acchiappagonzi.

E mi sorridi, tu mi sorridi!!! In fondo ne hai ben donde, son stato bravo, ti ho fatto un super allestimento, i fili del bucato pieni di A4 azzurri attaccati coi ciappetti. Sui quei fogli ci son quintalate di poesia, laboratorio di scrittura creativa per pazzi, curato dal sottoscritto, una roba che nessuno si merita e che nessuno capisce tranne te.

“Oh Marco, è così struggente, così poetico” e sgrani gli occhi a palla, mio dio stai camminando a cinque centimetri da terra, trasudi potere del cazzo. E io giuro vorrei essere da un'altra parte. L'unica consolazione è il cuttering, mi butto sul prosecco...

Poi ecco, arriva il tuo momento, la dose di lubrificante l'hai azzeccata, del resto non sbagli mai niente. Stringi mani e sorridi di un sorriso che la farebbe anche alla macchina della verità. Poi il discorso, e io ci provo, ci provo, ma non riesco a non ascoltarti. Poi forzandomi riesco ad andare via. Non sapendo che fare, entro in quella cazzo di nuova comunità psichiatrica che oggi inauguriamo.

Sulla scrivania la tua borsettina piccola piccola mi spacca gli occhi come un lampo cattivo, ma ecco che un sommovimento intestinale fa baluginare la folla idea...e allora come in “Amici miei” mi trascino quella borsa nel cesso...

Questa storia piuttosto vecchiotta mi è tornata alla mente ascoltando uno sconosciutissimo disco post punk di fine settanta: Black Randy & The Metrosquad “Pass the dust, I think I'm Bowie”

Già il titolo la dice lunga. Comunque Randy era un pazzo scatenato, uno mezzo Belushi, mezzo Ian dury. Una specie di cazzone grasso e drogatissimo. Un clamoroso illusionista del reale ovvero un contaballe di prima. E io adoro i contaballe.

Ecco, lui cagava nelle borsette delle fanciulle, un vezzo come un altro. Poi, per rimanere nell'escrementizio, un giorno si infilò della merda nelle tasche per andare in non so quale ufficio pubblico. Non ho ben capito cosa volesse ottenere, forse una specie di sussidio o forse qualche esenzione per pazzia. Immaginate le facce attonite degli impiegati che, in sede di presentazione, si vedevano offrire quella mano sporca e maleodorante.

Campava facendo vendite telefoniche e in quello, da buon contaballe che era, pare fosse il numero uno. Odiava le rock star. In una sua canzone dice che gli sarebbe piaciuto lavorare alla narcotici per sbattere in galera Jagger o altri di quella risma. In un altra si spertica in lodi per il pittoresco dittatore africano Idi Amin.

Ma la cosa più fantastica è la musica. Una versione più ruspante dei Contortions, ovvero il suono più eccitante di quegli anni.

Sporca, cattiva, beffarda la voce...sghembo e groovoso il suono. Il punk che si fa strano e per essere ancora più strano si fa funk.

Angoli e spigoli, estetica della sottrazione, magrezza rock'n'roll incendiario organo sixties, ululati, assalti di chissà che e poi tanto, tantissimo ritmo. Con cover di James Brown e Isac Hayes.

Consigliatissimo...

Riguardo alla storia iniziale è tutto vero, tranne il finale. Quella cosa non l'ho fatta. A me mi ha sempre fregato il fatto di essere un gentiluomo.

Carico i commenti...  con calma