Oggi, in una delle mie peregrinazioni solitarie per la città, ho incontrato un mio vecchio conoscente al bancone di un bar; era parecchio che non lo vedevo. Davanti a una birra leggera e lottando stoicamente con le zanzare che infestavano il locale, iniziamo a chiacchierare: abile conversatore e dotato di un piglio accattivante, questo mio conoscente sa come catturare l’attenzione del prossimo e nel farlo, spazia da un argomento all’altro con la più assoluta nonchalance. Dopo qualche minuto però, grattando un poco la sua logorrea e sicumera, trovo in lui una buona dose di nozionismo senza approfondimento, di citazionismo acritico dove la valutazione e l’opinione personale sono un pò troppo latitanti.
Detto questo, l’oretta che ho speso con lui è stata piacevole e, per certi versi, “rinfrescante”.
Tornato a casa, ho ripescato un vecchio romanzetto di Maksim Gor’kij,” Infanzia”. Scrittore godibile e, a tratti, interessante ha, secondo me, il difetto di non cercare a sufficienza uno stile davvero suo, ma semplicemente affastella ed annacqua influenze artistiche significative senza però dare una curvatura personale alla propria parabola artistica. Riprende gli psicodrammi dei personaggi di Dostoevskij (senza averne l’eccezionale capacità di penetrazione psicologica), ambisce alla visione globale della società e della storia russa propria di Tolstoj (senza averne l’acume e la polifonia), si arrabatta per cercare una scrittura che ricordi la prosa morbida e vellutata di Turgenev (senza averne la cifra stilistica e compositiva).
Detto questo, l’oretta che ho speso con lui è stata piacevole e, per certi versi, “rinfrescante”.
Ho appena finito di riascoltare il disco d’esordio dei Black Rebel Motorcycle Club. Mi è sembrato così di chiudere coerentemente la giornata.
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