Siamo in cinque.
Roma sprigiona calore da qualunque strada, l’afa ci avvolge e ci fiacca da subito.
Arriviamo davanti al foro italico alle 19:30, giusto in tempo per un panino con la porchetta e una birrozza, tanto per rimanere leggeri…(e che si fotta Kaori e il philadelphia light….).
Camminiamo fino al Centrale del Tennis ed entriamo nel palazzetto all’aperto.
Scendiamo le gradinate e ci mettiamo a sedere per terra.
Mi guardo un po’ in giro e ovunque è un miscuglio di molti elementi ricorrenti:
Converse di tutti i colori
Magliette nere
Acconciature piuttosto dark
Teschi minacciosi
Jeans strappati sulle ginocchia
Anch’io cado in pieno nel cliché rockettaro, ma mi sento abbastanza a mio agio.
Sale sul palco La vj tette-dotata di mtv, Camila, che presenta due band italiane emergenti: inutile dire che non ci alziamo da terra neanche per vedere di che roba si tratta: dal sound la prima suona come gli evanescence e i secondi all’incirca come un mix tra Placebo e Muse (molto nostrani ovviamente).
Cresce l’attesa per quello che si rivelerà poi uno dei migliori concerti che abbia mai visto.
Vado al cesso una cinquantina di volte per tutta la roba che mi sono bevuto per non svenire.
Al rientro trovo I Tre Allegri Ragazzi Morti che zompettano sul palco: noiosi, ripetitivi, limitatissimi nel sound ma i quindicenni sotto al palco li adorano.
Ce li guardiamo dalle gradinate fino alle 22:30, poi….arriva il momento!!
Ci catapultiamo, rotolando dalle scale, in primissima fila.
Entrano prima le tette di Camila accompagnate dai vari cori “o-lè-lè o-là-là” che aprono la scena per quell’uomo assurdo di Peter Hayes.
Entra solo lui con la chitarra acustica e l’armonica sul collo.
E’ sfattissimo: rosso in viso, occhi lucidi, sigarette in mano, maglia tagliuzzata sulle maniche e sorriso da demonio “First of all I would like to say Sorry for our presidente Bush… Ya know…”.
Scattano gli applausi.
Apre con una nuova canzone intitolata Complicated Situation, una ballata acustica alla Bob Dylan, veramente stupenda, seguita subito da una b-side.
La gente si scalda al massimo all’entrata di Nick Jago e Robert Turner, rispettivamente batteria e basso della band.
E’ il momento di Six Barrel Shotgun.
Inizia il pogo: becco subito un colpo fortissimo sulla spalla e uno sul fianco.
Non mi fermo, mi butto addosso a tutti e sudo come un animale primordiale.
Si crea un alone di vuoto dietro di noi che non si riempirà per un minuto, distanziati dalla gente che ci guarda schifati.
Ci spostiamo sul versante di sinistra dove c’è anche il fan club italiano.
White Palms, Stop, Love Burns, riempiono l’aria: il sound è perfetto e il bassista sbatte contro gli amplificatori e si contorce.
Nel bel mezzo della scaletta salta una corda al chitarrista ma la canzone non ne risente.
Al pubblico vengono donati gentilmente via aerea: tamburello, bacchette e plettro-Turner… e non siamo neanche a metà concerto!
Irrompe Whatever Happened ed è la fine.
La gente sembra impazzita.
Mi butto nella zona rovente e becco una gomitata fortissima sugli incisivi: il labbro mi si gonfia subito e rimango per qualche secondo stordito.
Questo non è pogo...è una rissa cazzo!
Punto un tizio con la camicetta blu e mi vendico alla grande sulla sua schiena, prima di essere travolto da altre quattro persone.
Ovunque è sudore, unghie spezzate, sorrisi, e versi urlati a squarciagola.
Il delay di In Like The Rose e la violenza sonora di Spread Your Love tengono in vita quello che per risposta di pubblico e per il livello musicale offerto si sta trasformando in un vero evento.
E’ come se dietro la band ci fosse acceso il motore di una nave spazzando via l’aria che arriva a sfiorarti la faccia.
Dal vivo i tre rockers rendono che è una meraviglia: voce sensuale, basso potentissimo e riff penetranti fino alle ossa.
Escono di scena prima di tornare per un bis che vede la parte migliore del concerto con Salvation, Rise Or Fall, e Heart And Soul a chiudere: psichedelia pura fino all’ultimo minuto.
Non sbagliano niente nemmeno una volta: cambi di ritmo, pugni tirati sulle corde, rabbia e amore a contaminare ogni singolo pezzo a cancellare totalmente la mia parziale delusione personale per il secondo album uscito sul mercato.
Peter “svalvola” il sound con i suoi effetti e Robert canta gli ultimi pezzi.
A fine concerto sono cosciente e felice di aver visto qualcosa di veramente rock, come non mai.
Si accendono le luci e... IL PLETTRO!!!!!
Sotto le mie scarpe un teschio stampato sulla plastica mi guarda spavaldo.
Impiego una brevissima frazione di secondo per raccogliere “il cimelio” distrutto sui bordi.
CHE CULO, permettetemi di dire…!
Fiacco ma felice mi dirigo verso i miei amici che mi guardano con dei sorrisi assurdi scuotendo la testa.
La gente comincia e defluire e il sudore avvolge ogni ragazzo ribelle.
Ci dirigiamo verso al macchina.
Comincia il resoconto di tutte le emozioni vissute in due ore di musica.
Andrà avanti fino a tarda notte.

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