Dopo l'addio ai Sabbath di Ronnie Dio, Iommi decise di ingaggiare per il seguito in studio di Mob Rules, un altro mostro dalle corde vocali sovraumane, e cioé sir Ian Gillan, per dar dita all'album forse più discusso della storia della band, "Born Again". I fans di allora, infatti, non digerirono Gillan e Iommi non fece niente per agevolare l'entrata del frontman nei cuori dei sabbathiani della vecchia guardia, anzi. I continui screzi tra i due, infatti, portarono alla fuoriuscita di Gillan dopo poche date del tour successivo all'album. Due personalità troppo forti per vivere in amore e armonia. Un vero peccato, dato che dall'ascolto della'album in questione si evince che, se il sodalizio fosse continuato, i Black Sabbath ci avrebbero sicuramente deliziato di altre perle musicali.
"Born Again" è l'abum forse più pesante e più dark della discografia dei Sabbath. Il connubio tra la voce di Gillan e i riffs di Iommi è avvincente e ben assortito. Magnifica "Trashed", song dal ritmo e dal testo hard rock (parla di un tipo che dopo essere scampato ad un incidente d'auto perché brillo, per riprendersi va ad assaporare un whisky nel bar più vicino), meravigliosa "Disturbing The Priest", classico dei Sabbath, la canzone più dark e malata scritta dalla band, "Zero The Hero" (altro classico) dal riff pesantissimo, copiato dai Guns in Paradise city, immensamente onirica la title track, una delle mie canzoni preferite dei Sabbath (inclusi quelli di Ozzy) in cui eccelle la voce di Gillan in tutta la sua bellezza, potente "Digital Bitch", sulla falsariga di Thrashed. L'album , a mio avviso, cala un po', con le finali "Hot line" e "Keep It Warm", anche se un tale calo non inficia assolutamente la bellezza di questo disco, da troppi sottovalutato e che, amio parere, è un vero capolavoro. Imprescindibile.
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