"Sabotage": UN ALBUM CAPOLAVORO, e voi sapete tutti che definire capolavoro un disco con Ozzy Osbourne alla voce mi costa lacrime e sangue.
"Sabotage" (1975) segna una svolta netta nel sound dei Black Sabbath, che passano dal doom condito di riff lenti e pesanti spesso pallosi e fine a se stessi (Leggi Warning piuttosto che Hands Of Doom o tutto "Vol.4") dei primi dischi a uno stupendo heavy metal/hard rock davvero da sballo, con alcune geniali intuizioni dell'immenso Tony Iommi (sempre sia lodato).
L'opener "Hole In The Sky" è già devastante di per se: un riff al fulmicotone che nobilita questi quattro minuti di totale headbanging che sfumano inaspettatamente nel breve strumentale acustico "Don't Start (Too Late)", che fa da anticamera ad una delle canzoni più geniali dei Black Sabbath e dal rock in generale: "Symptom Of The Universe" riff terremotante e stacchi di batteria formidabili per metà della canzone, per poi passare senza preavviso a sonorità acustiche e psichedeliche, il tutto condito da un testo stupendo (se volete sentire questa magnifica poesia cantata come Dio comanda vi consiglio caldamente la cover dei Sepultura) "Megalomania" è se possibile alcora più "fuori" nove intensi minuti che alternano sonorità cope e rarefatte ad imprvvise impennate hard rock. Geniale l'introduzione sfumata e riverberata (si sa, per dare un minimo senso alla voce di Ozzy bisogna farlo biascicare o al limite sussurrare, impedendoglia tutti i costi di cimentarsi in acuti che la sua modestissima estensione vocale trasforma in irritanti versi animaleschi) "Thrill Of It All" è un autentico monumento al genio del Pelè dei chitarristi Antonino Iommi: fraseggi ed assoli continui e ben raccordati, avrebbe potuto essere uno dei migliori strumentali della storia del rock.
Uno dei migliori strumentali della storia del rock è invece "Supertzar" tre minuti di riffone granitico di Iommi a cui fanno eco solenni cori maschili e famminili che si alternano e rincorrono a vicenda. La mancanza di Ozzy è un'autentica mano santa per questo esperimento epico e solenne, perfettamente riuscito. "Am I Going Insane (Radio)" è una canzone di 4 minuti dalle sonorità molto acide e psichedeliche, personalmente mi ricorda parecchio le L7 di "Pretend We're Dead". Il masterpiece si chiude con l'altra traccia fiume "The Writ" (8 minuti) pittosto simile a "Megalomania", ma meno cupa e più freak. Gran bella canzone che chiude un disco davvero splendido, in cui le immense capacità di Tony Iommi, Geezer Butler e Bill Ward raggiungono l'apice.
Copertina tra le più orripilanti della storia.
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