Il Whippoorwill è un uccello notturno del Nordamerica, dal caratteristico canto e dalle incredibili capacità mimetiche cosicché in tantissimi da quelle parti sanno perfettamente riconoscere il suo verso, mentre assai pochi saprebbero descrivere il suo aspetto: non l'hanno letteralmente mai potuto vedere!
I Blackberry Smoke sono invece un quintetto della Georgia che suona Southern rock. Parecchi negli Stati Uniti oramai li conoscono bene, giacché sono in giro da più di dieci anni a far montagne di concerti, magari insieme a Lynyrd Skynyrd, ZZTop e compagnia bella. Qui in Europa ci si sta muovendo verso di essi solo ora, grazie soprattutto all'uscita di questo splendido terzo album di carriera (anno 2012). Trovo emozionante il fatto che, di questi tempi grami, escano ancora dischi di rock classico americano così belli.
Suona da padreterno questo "The Whippoorwill": ha quel tipo di approccio squisitamente americano, pregno di umori country, gospel, rhythm&blues, rock'n'roll, cucinati in dosi talmente equilibrate e sapienti, ma soprattutto con un atteggiamento così rilassato e sornione che se si entra in vibrazione con tale musica si gode veramente: erompe una sensazione di fragranza, di amore, di giustezza per queste canzoni che non si inventano niente di niente, però viaggiano lisce lisce, scevre di ogni tentativo di esibizionismo o di calcolo, semplicemente ricolme del piacere di suonare, della messa in pratica delle lezioni imparate dai grandi ispiratori (che sono, che so, Allman Brothers, Beatles, Bob Dylan, Rolling Stones, Jonny Cash, Neil Young, Gram Parsons, Ray Charles, Marshall Tucker Band, Willie Nelson e chissà quali altri).
Mi piacciono enormemente i musicisti come il frontman di questo gruppo, che si chiama Charlie Starr: canta e suona con la massima naturalezza, carezzando la chitarra e tirando fuori le note che servono, senza mai strafare, ciascuna di esse con il giusto tocco e la perfetta comunicativa. L'unico difetto che gli trovo è... un paio di inguardabili basette giganti! Gli impagabili amplificatori Orange restituiscono a lui e all'altro chitarrista Paul Jackson quel sensazionale timbro croccante e caldo, così dinamico e fascinoso nella sua moderata ma arricchente distorsione. Al magnifico suono del gruppo contribuisce molto anche il tastierista Brandon Still, qualche volta all'organo ma più volentieri al pianoforte honky tonk. La formazione è completata dai due fratelli Turner, Richard e Brit, a basso e batteria. Che tizi!: tutti e cinque ultra capelloni, preferibilmente barbuti, sempre con jeans e camicie stile American Stracci e l'aria da doccia ogni tre giorni e non di più, realmente teletrasportati qui dagli anni settanta... ma che suono, che coesione, che mix di strumenti, che bel modo di suonare insieme!
I brani secondo me migliori sono innanzitutto il mezzo blues che intitola il disco, poi la ballatona "One Horse Town", introdotta dall'harmonium e con un tipico testo autobiografico in stile "un giorno me ne andrò da questa cittadina di merda senza la minima prospettiva" e ancora la sensazionale, sapida, turgida, dinamicissima "Ain't Much Left Of Me" (da gustare l'assoletto di slide veramente coi baffi del buon Starr). Notevole anche la conclusiva "Up The Road" che inizia come ballata pianistica ma poi si ricicla in rock blues, col leader che si lascia per una volta andare inanellando un pregevolissimo ed insolitamente lungo e serrato assolo di chitarra.
L'evoluzione futura della musica rock non è certo nelle mani di questi Blackberry Smoke, quanto di più fuori tempo massimo ci possa essere in giro, ma chi se ne frega!: questo è un disco della madonna, suonato col cuore al posto giusto da gente che ama il proprio lavoro e le canzoni che fa, e per sopra mercato ha pure tutta l'energia e la carica per portarsele avanti come si faceva una volta, cioè sparandole al pubblico con duecentocinquanta concerti all'anno. Indi per cui il loro seguito si sta allargando, primariamente a ragione della gente che li va a veder suonare e poi del relativo passaparola, insomma col modo più sano e genuino di avere successo.
Evviva a loro, ed auguri per una lunghissima carriera.
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