Il primo impulso creativo del progetto Blackmore's Night aveva prodotto tre album di straordinaria qualità; poi un breve declino: in "Ghost Of A Rose" del 2003 e "The Village Lanterne" del 2006 l'ispirazione comincia a calare e la magniloquenza diventa prolissità, l'eclettismo si affievolisce in numerosi brani riempitivi e il livello complessivo di questi lunghi e già di per sé poco fruibili album cala vistosamente; la risposta di Ritchie Blackmore si chiama "Secret Voyage", album più breve, energico e rock-oriented, che dà il via ad una seconda età dell'oro per la magnifica coppia del Reinassance Rock, a cui fa seguito, nel settembre del 2010, l'ottimo "Autumn Sky": l'ultima fatica di casa Blackmore's Night è un album all'insegna del rinnovamento, nel solco della tradizione e dello stile inconfondibile meravigliosamente espresso dai suoi predecessori.

Omogeneo e coeso come mai prima d'ora nella storia dei Blackmore's Night, "Autumn Sky" rinuncia all'eclettismo virando verso un sound di matrice più marcatamente pop rock: l'album presenta momenti entusiasmanti, nella sua visione d'insieme funziona a meraviglia, la classe è sempre la solita e, ovviamente, c'è la magnifica voce di Candice Night a completare il tutto. L'antico fascino del medioevo rivive nell'elegantissima e sinuosa minstel ballad "Health To The Company" e nella fluida danza campestre di "Sake Of The Song", si adorna di vivaci sfumature mediorientali in "All The Fun Of The Fayre", si adombra e ci mostra il suo lato più arcano nell'ipnotica e crepuscolare "Darkness". Candice è sempre protagonista, padrona della scena e frontwoman dalle magnifiche doti espressive: la sua è una voce ricca di grazia, energia e sensualità, capace di fare propri un'infinità di registri, atmosfere e sfumature, fino a diventare il perno su cui ruota l'intero album: incanta e rilassa nell'acustica leggiadria di "Strawberry Girl", si apre nel ritornello in una power-ballad moderna e convincente come "Believe In Me", si ammanta di mistero e sofferenza nell'antica ed evocativa "Vagabond (Make A Princess Of Me)", fa sognare e ci trasporta in un'altra dimensione nella cover del capolavoro dei Kinks "Celluloid Heroes" e semplicemente commuove nella conclusiva "Barbara Allen", dolcissima e stuggente.

Oltre alla dolcezza, in "Autumn Sky" c'è anche una considerevole dose di forza e grinta: "Keeper Of The Flame" è un rock neoclassico tosto e veloce, in cui l'ex Man In Black può finalmente esprimersi nella sua più tradizionale veste di chitarrista elettrico, "Journeyman" spicca per un irresistibile e modernissimo groove, dal sapore quasi dance, che si adorna dei raffinati arrangiamenti di scuola B&N's e l'iniziale "Highland", spavalda, altisonante e coinvolgente, trasmette una grandissima carica ed energia, dando inizio nel migliore dei modi ad un album che prosegue nel migliore dei modi l'avventura neoclassica di Ritchie Blackmore, superando i limiti strutturali dei primi album del duo, rispetto ai quali si mostra forse meno creativo in senso assoluto ma decisamente più compatto e fruibile: ispirato, classico ma senza tempo, colto e tradizionale ma altrettanto moderno e catchy, con una florida e marcata vena pop, questo è "Autumn Sky", ottavo album dei Blackmore's Night.   

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