I Blackmore's Night sono in assoluto il mio gruppo preferito. Attivo fin dal '97, questo complesso con a capo Ritchie Blackmore, ex chitarrista di Deep Purple e Rainbow, e la sua consorte Candice Night, ha saputo sfornare dischi grandissimi, in cui la musica medievale e rinascimentale, da sempre fissa di Blackmore, viene sapientemente rielaborata e proposta in una veste unica, con atmosfere sognanti, arrangiamenti curatissimi e qualche sano momento di elettricità.
Possiedo tutta la discografia, e ho constatato che è difficile stabilire quale sia, a priori, il miglior lavoro del gruppo (mentre è indubbio che i dischi meno riusciti siano Under a Violet Moon e Fires at Midnight, entrambi abbastanza sottotono). Dopo aver ascoltato ogni singolo album sono comunque giunto alla conclusione che quello che sintetizza al meglio lo stile dei Blackmore's Night e propone i brani migliori è quello qui recensito, "The Village Lanterne".
Il disco è uscito nel 2006 sotto l'etichetta SPV, ed è stata pubblicata anche un'edizione limitata con un disco bonus e un artwork molto particolare... siccome possiedo questa versione, dopo spiegherò meglio le sue peculiarità. Ora passiamo ai brani:
Il brano d'apertura, "25 years", è un ottima ballata acustica in cui risalta il suono delle nacchere e delle bombarde, con un' atmosfera quasi ipnotica perfettamente sorretta dalla voce eterea e brillante di Candice Night. Si passa poi alla title-track, che è stata anche scelta come singolo: è questa forse la summa della musica del gruppo: un brano sognante e romantico, ma con arrangiamenti corposi e imponenti, e un testo fiabesco che però non scade nel ridicolo e nel kitsch. Ritchie Blackmore in persona ha diretto il video del brano, speranzoso ma non mieloso.
Con "I Guess It Doesn't Matter Any More" emergono le venature elettriche, rendendo questo brano appetibile anche agli ascoltatori più rock-oriented, seppur non diventi mai propiamente duro: anche quando passa alla chitarra elettrica, Blackmore propone tantissima melodia nei riff e negli assoli, e questo rende il brano trascinante ma anche molto elegante. "The Messenger" è invece il primo strumentale acustico del disco, ed è un vero capolavoro: il Man in Black (Blackmore) macina arpeggi emozionanti ed intensissimi, e un assolo finale da brivido, tanto che lo si potrebbe scambiare per un maestro di conservatorio.
"World of Stone" è uno dei tanti brani tradizionali riarrangiati dal gruppo, che ancora una volta trasuda quell'aura di magica antichità unita ad elementi moderni. "Faerie Queen/Faerie Dance" ha invece una struttura che il gruppo ha già usato numerose volte, fin dal primo album: la prima parte del brano è calma ed è presente la voce, mentre la seconda è strumentale e molto più veloce e ritmata.
"St. Teresa" è una cover della cantautrice statunitense Joan Osborne, ed è un brano molto energico e trascinante, in cui ricompare la chitarra elettrica, sebbene sia preceduto da un assolo acustico che ricorda la precedente "The Messenger". "Village Dance" è il secondo strumentale di quest' album, un brano breve e scherzoso, perfettamente sorreto dal duello tra due chitarre acustiche.
Ed ecco che arriviamo a quella che è forse la chicca di tutto il disco: "Mond Tanz/Child in Time". E' un medley che incorpora la strumentale "Mond Tanz" dal primo album del gruppo, "Shadow of the Moon", e lo storico brano dei Deep Purple da "Deep Purple in Rock". All'inizio predominano le bombarde, che delineano un'atmosfera gioiosa e spensierata, con un ritmo molto ballabile; solo in un secondo momento compare la Stratocaster di Blackmore e arriva il riff tastieristico di "Child in Time". Il pathos è lo stesso dell'originale, con ancor più melodia ed epicità, e il coro femminile non fa rimpiangere Ian Gillan nel crescendo finale. Per concludere, ritornano i suoni acustici che riprendono il tema di "Mond Tanz".
"Streets of London" è un brano originariamente composto da Ralph McTell, forse non il migliore del disco, ma allo stesso modo piacevolissimo e molto simile alla title - track. E qui si arriva a "Just Call My Name (I'll be There)", lampante esempio di un' altra tipologia di brani spesso utilizzata dal gruppo: un power pop leggero, ritmato e veloce, che mette in risalto l'abilità del gruppo di saper toccare lidi commerciali senza cadere nel melenso.
"Olde Mill In" è una "canzone da osteria" buffa, semplice, ma anche incredibilmente coinvolgente, il perfetto sottofondo per una birrata tra amici in un pub. "Windmills" è l'ennesima ballata eterea in pieno stile Blackmore's Night, in cui l'intreccio di voce e chitarra crea un tappeto di suoni mistico e cullante. Per finire, Blackmore ripropone un brano dei Rainbow, "Street of Dreams", la canzone migliore dell'album "Bent Out of Shape": un pop rock impeccabile ed appassionante, ancor meglio dell'originale. E così l'album si chiude in maniera perfetta.
Parlando dell'edizione speciale 2CD, devo esprimere un giudizio negativo, perchè il CD bonus contiene solo due brani: "Call it Love", inedito composto interamente da Candice Night, ballad romantica in cui predomina il pianoforte, e un' altra versione di "Streets of Dreams" con Candice Night affiancata alla voce da Joe Lynn Turner, il cantante originale del brano. E' decisamente poco, si sarebbero potuti inserire diversi brani in più, magari qualche inedito interessante o qualche registrazione live. La confezione del disco è abbastanza particolare: rilegata come un libro e ricoperta di stoffa, la confezione ha il booklet inserito direttamente in essa, e i due CD sono inseriti in foderi di carta.
Per concludere, questo è un disco meraviglioso che sintetizza tutto ciò che ha da offrire uno dei migliori gruppi dei nostri giorni, una vera e propria garanzia di coerenza e qualità, per un risultato inconfondibile. Se vi piace la musica neomedievale o il folk elettrico ai massimi livelli, non potete assolutamente perderlo!
Carico i commenti... con calma