Un album prettamente natalizio? Al di là di tutti i discorsi che si possano fare in merito all'opportunità o meno di una pubblicazione di questo tipo, si deve ammettere che comunque anche questo è un banco di prova tutt'altro che facile da superare.

Nel passato più remoto hanno affrontato quest'esame il re del rock Elvis Presley (Christmas Wishes), in tempi meno lontani Michael Bolton (This Is The Time/The Christmas Album) e più di recente i Jethro Tull (Christmas Album). Naturalmente all'appello non possono mancare gli immortali The Beatles (e chi se no!?), che dal 1963 al 1969 hanno pubblicato (pur se per i soli membri dell'Official Fan Club), sette 45 rpm, raccolti all'indomani dello scioglimento su "The Beatles' Christmas Album (1970)".

Citazione storica a parte, "Winter Carols" è un disco che considerato il genere musicale suonato dai Blackmore's Night, non appare così poi fuori contesto, visto che dolcezza ed armonia sono alla base di quanto pubblicato sino ad oggi. L'aria che si respira è un po' lo specchio sicuramente più sincero, di quella che avvolge le festività di fine anno, durante le quali risentimenti ed ostilità vengono accantonate e temporaneamente sostituite da (mascherato) affetto e tolleranza. In queste dodici tracce la collaudata coppia predilige ambientazioni quasi esclusivamente folk, in cui convergono anche una buona dose di traditional music, il cui connubio trova inevitabilmente terreno fertile in particolare quando si tratta di filastrocche e cantici di estrazione popolare.

La sacrale intro di "Hark The Herald Angels Sing / Come All Ye Faithful", fa si che la celestiale voce di Candice Night, cominci a trasvolare da un'apparente carme per poi divenire una ritmata ballata in grado di entusiasmare coloro che amano lasciarsi avvincere da melodie carezzevoli. "I Saw Three Ships" è un componimento (con venature "tarantellesche") in cui gli umori musicali più popolari trovano una confacente applicazione, se non altro per il tempo scandito da battiti di mani e tamburello. In "Ding Dong Merrily On High" (ove per altro fanno capo un tappeto di tastiere ed un rilevante accompagnamento corale) è possibile gioire delle piacevoli emozioni che anche un brano per chitarra e voce riesce genuinamente a dare. Facilmente "Lord Of The Dance - Simple Gift" e "We Three Kings" saranno apprezzate da chi, ancora oggi, resta affascinato ascoltando l'intero "Shadow Of The Moon", attraverso il quale sentirsi parte di una (ir)reale festa di corte, si rivela qualcosa in più di una semplice sensazione.

Se oltre ai banchetti siete in cerca di interpretazioni che possano arrivare dritte a quella vostra sensibilità più difficilmente percettibile, la religiosità di "Ma-O-Tzur" non potrà che render ancora più gioiose le vostre orecchie, che capitoleranno senza indugio alcuno di fronte a quella condizione di beatitudine e appagamento che lo strumentale "Winter (Basse Dance)" è in grado di creare.

Dodici brani in tutto, perfetti sicuramente come colonna sonora ad un tranquillo cenone natalizio o ad un freddo pomeriggio invernale, ma che in qualunque giorno dell'anno possono allietare i padiglioni, di chi come me spesso ricerca quella pace interiore che riesce a vivere solo per due settimane l'anno e che i Blackmore's Night riescono a donare con stile.

Carico i commenti...  con calma