C'erano una volta i Franklin Delano.
Formazione di estrazione sostanzialmente bolognese e priva di alcuna aspirazione democratico-partitocratica, i Franklin Delano nascevano nel 2002 da un'idea di Paolo Iocca e Marcella Riccardi (ex Massimo Volume). I due, unica insostituibile costante della band, suonavano - bene - alternative country e post-folk in lingua inglese. Roba alla Califone, per intenderci. Ma più easy listening.
In cinque anni i Franklin Delano suonano in giro per l'Europa e gli States e pubblicano un Ep e due Lp prodotti da Brian Deck (Red Red Meat e già produttore di Califone, Modest Mouse, Iron and Wine...). Poi muoiono.
Nel 2007, infatti, i Franklin Delano, altresì Paolo Iocca e Marcella Riccardi, decidono di cambiar pelle e danno vita a un nuovo progetto, i Blake/e/e/e. Leggesi/leggasi "Blake-ie". Ai due si aggiungono di volta in volta altri musicisti a scelta tra gli americani Davy DeLaFuente e Oren Wagner e i nostri Bruno Germano, Marcello Petruzzi, Mattia Boscolo e lo specialista della "chitarra grattugiata" - citazione liberamente tratta dal "Network Inconsapevole" Magazzeno Bis - Egle Sommacal.
I Blake/e/e/e sono in tour proprio in questi giorni e stanno già lavorando a un secondo disco in uscita presumibilmente il prossimo anno. Il primo, invece, si intitola "Border Radio" ed è già uscito da un po'. Anche negli States, con la Free Folk Records.
Nei fatti vi è continuità tra i Franklin Delano e i Blake/e/e/e. Anzi. "Border Radio" si presenta in buona parte come naturale seguito e evoluzione del sound che Iocca e Riccardi avevano fatto proprio nelle lavorazioni precedenti. Tuttavia, questa volta, accanto alla costante e riuscita volontà di ricercare e mettere in atto melodie orecchiabili e persino di facile ascolto, c'è spazio per più ampie e audaci sperimentazioni sonore.
Il risultato è a dir poco esplosivo e variegato. Tanto che "Border Radio" risulta essere un disco alquanto difficile da classificare et catalogare. I riferimenti sono sicuramente da ricercare nelle sonorità tanto care agli Angels of Light di Michael Gira e, soprattutto, nel sound della sua creatura meglio riuscita, gli Akron/Family. Nei Blake/e/e/e c'è meno schizofrenia noise rispetto ai (quasi tutti) barbuti figliocci di Gira. Ma i contenuti sono all'incirca gli stessi: folk, psichedelia, melodie evocative e ninnoli e chincaglierie elettroniche.
Non solo. In talune occasioni il sound deraglia completamente e prende una piega quasi wave. "Holy Dub" e "Time Machine", ad esempio, sembrano due brani scritti dai Public Image Ltd o dai This Heat. Il cantato è allucinato. Il basso degno di un Jah Wobble in discreta forma. Sono, questi, esperimenti riusciti. Anche se forse i brani in questione appaiono un po' slegati dal contesto complessivo del disco e fanno molto "Work in progress, ripassare al prossimo lavoro."
In pratica "Border Radio" è un ottimo esordio e, se è vero che ci rammarica e dispiace assai, alla fine dobbiamo riconoscere che Franklin Delano è morto per una buona causa.
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