Premessa: questa recensione non è stata scritta da Alcest, ma da un'entità maligna che si è impossessata di lui e che si fa chiamare Brutal Impalement in a Bleeding Night of Morbid Bestiality; il buon Alcest nel frattempo si è ritirato ad ascoltare la musica romantica, malinconica e ed effeminata che, come converrà qualche anonimo cialtrone tra di voi, più si confà al suo disgraziato e a quanto pare inappropriato "nickname".

Da Chernobyl con furore arrivano questi trucidissimi Blasphemophagher, italianissimo combo praticante una bestiale e spietata forma di Metal of Death (praticamente un misto tra Thrash, Death e Black a là Beherit, Blasphemy, Sarcofago e compagnia bella) che sicuramente delizierà i palati più sopraffini (?) in materia. Con una manciata di canzoni questi barbari invasati semplicemente ridicolizzano un buon 75% delle band in circolazione che si proclamano, a mio avviso abbastanza a vanvera, band "old-school-marciume-sangue-rappreso-vomito-suore-morte-" ma che, come nei casi degli inutilissimi Bestial Mockery o degli a dir poco prescindibili Black Witchery, non fanno altro che incidere dischi fotocopia seguendo la noiosissima trama "blast beat, growl e chitarra zanzarosa che non cambia registro manco con l'Autan".

I nostri, invece, offrono una prestazione palesemente sopra le righe, e, a partire dal radioattivo preambolo "Nuclear Storm Intro", danno vita ad una tempesta nucleare con annessa pioggia acida che non fa prigionieri, grazie al drumming devastante e incessante di Necrovomiterror (nome molto grazioso!), a riff ultra ottantiani grezzi e minimali che si stampano in testa con efficacia e al growl cavernoso e brutale di R.R. Unholy Bastard and Phosgene Wargas (a completare il quadro c'è il chitarrista Atomic Incenerator of Necronuclear Collapse and Black Winds, sembrano i figliocci bastardi dei Blasphemy). Intro più quattro canzoni tiratissime con la succulenta aggiunta di tre cover dei tre monumenti sonori sopra citati, in ordine appaiono "Sex, Drinks and Metal", l'arcinota "Gods of War" e la belluina "Grave Desecrator", suonate con furioso aplomb e inaudita cattiveria, che non fanno però minimamente sfigurare i pezzi precedenti, e non è cosa da poco.

Supportate quindi questi tre italianissimi individui, che con questo dischetto rappresentano un buon motivo per indurre i metalheads del belpaese a desistere dalla loro incorreggibile esterofilia, piaga da debellare se si vuole veramente arrivare a parlare di scena italiana, anche se a mio parere questo è un traguardo comunque utopico. 

Saluti da Brutal Impalement in a Bleeding Night of Morbid Bestiality, mentre il povero finocchione Alcest sta piangendo lacrime amare per non aver potuto scrivere questa recensione a causa di un difetto congenito insito nel suo patetico nome da ossobuco giraculi, che non gli permette di recensire dischi così elitari ed enigmatici, pietre miliari dell'ignoto le cui profondità intellettuali possono essere sondate solo da esseri sapienti ed illuminati.

Buon giorno, e, casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buona sera e buona notte.

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