Nel 1986 a Berkely in California prende vita il movimento della 924 Gilmar Street, conosciuto anche come "Alternative Music Foundation". Questo fu un grande fulcro per molti artisti del L.A. Punk. Le band collaborano tra di loro, cercando di espandere il loro pensiero e movimentandosi per arricchire la scena rock punk del momento. Il sogno dell'Alternative Music Foundation era una scena indipendente che riusciva a muoversi con le proprie forze. Tra le band che si fecero strada nella 924 Gilmar Street troviamo i Blatz, con loro una lista di gruppi che non ho il tempo da elencare per quanto sia vasta.

I componenti dei Blatz sono dei personaggi di spicco nella scena underground punk dell'epoca, infatti troviamo alla chitarra Robert Eggplant della rivista "Absolutely zippo", al basso Marshall Stax uno dei DJ della KALX ed alla voce Jesse Luscious editor della Zine "Berkley Sucks". La band successivamente introdurrà due voci femminili: Annie Lalania e Anna Joy. Da segnalare che occasionalmente come secondo chitarrista troviamo Amstrong (si quello dei Green Day) ma solo per i concerti. Conosciuti come una band che sparava a zero su tutto e tutti, anche grazie all'esperienza giornalistica dei componenti, i Blatz riuscivano ugualmente a indurre a riflessioni tramite testi crudi e spiritosi. "A touch of blazt", è una sarcastica opera poetica di odio verso qualsiasi cosa.

L'album è musicalmente rumoroso, composto da ritmiche in continuo cambiamento, rafforzato da partiture musicali d'effetto e facilmente assimilabili. Una buonissima registrazione, fondata su distorsioni acide accompagnate da un basso potente ed una batteria decisamente incalzante sono solo la minima parte del muro sonoro scaturito dalla linea vocale costituita da tre cantanti. La voce di Jesse Luscious è la base vocale, mentre le urla sgolanti e gli accompagnamenti corali delle vocalist danno il tocco magico all'album. In tratti riesco a ricondurre a grandi linee i Blatz ai Crass, forse meno ipnotici e più musicali, ma nella stessa maniera il loro cantato è quasi privo di pause, ma un continuo flusso di parole che soffocano gli schemi musicali. Testi cattivi, fondati su argomentazioni sessuali, autodistruttive, controcorrente e ridicolizzanti i temi stessi del punk underground, soprattutto quello di stampo streight edge "mettiamo della birra nelle tazze dei Minor Threat e buttiamo via il caffe".

I Blatz sembrano prendere sul serio ben poche cose, basti pensare le loro esibizioni a volte eseguite completamente nudi. Ci si chiederebbe se questi siano dei classici stupidi ragazzini esaltati ascoltando "Fuck shit up": "stasera siamo i punx bruciamo le macchine dei poliziotti nazisti, saccheggiamo i negozi, mangiamo i ricchi perché siamo i poveri" ma con canzoni come "Lulabye" sanno veramente cogliere nel segno, dimostrando una loro "sensibilità" anche se pur sempre cruda. Ascoltando il disco la prima volta ho creduto che fossero solo una brutta copia di un miscuglio tra X-Rey Spex e Crass ma mettendo in pratica il famoso principio del riascolto, ho scoperto che i Blatz sono uno di quei gruppi che piacciono a me. Sfacciati, scomodi e ironici. La particolarità dei Blatz è data sicuramente dalle cantanti Annie ed Anna che con le loro urla al limite del possibile sanno essere davvero convincenti, rendendo tutto particolarmente originale e molto interessante.

Tra le tracce che apprezzo di più posso elencare "Berkeley is my baby....." testo fantastico, "Fuk New York" semplicemente coinvolgente, "Dolly" dove le sonorità sono ben ricercate e tanto per essere banale la famosa "Nausea".

Il disco è pericoloso da consigliare, prima di comprarlo magari cercate di ascoltarlo. Ma rimanendo a tema con i Blatz posso solo dirvi "I dont care about u. fuk u!"
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