Dopo la discussa e discutibile parentesi vissuta tra il 1994 e il 1999 con gli Iron Maiden, Blaze Bayley, vocalist dalle lunghe basette ha deciso di mettere su una band per dar vita ad uno dei suoi obiettivi: crearsi una carriera solista degna di nota. Una mossa nata soprattutto dalla voglia di far ricredere quanti lo avevano etichettato come un cantante scadente dopo averlo ascoltato con la band su citata. Gli anni di "The x factor" e "Virtual XI" sono stati un periodo in cui Bayley si è sentito piovere addoso una marea di critiche, più o meno giustamente.

Silicon Messiah, uscito nel 2000 suona quindi come un guanto di sfida per coloro che non lo hanno mai accettato come singer. Così dopo l'ascolto dell'album devo dire con sincerità che mi sono ricreduto: non avrà certo l'estensione vocale di Kiske o la potenza e la personalità di Dickinson, ma la sua buona dose di forza di volontà e soprattutto passione Blaze ce l'ha messa. Dopo essersi accerchiato da musicisti a me sconosciuti ma abbastanza validi (Steve Wray e John Slater alle chitarre, Rob Naylor al basso e Jeff Singer alla batteria), Bayley ha stretto un accordo con la SPV ed ha dato alla luce un sano disco di heavy metal tosto e ben suonato.

Blaze Bayley dimostra di aver bene assimilato l'esperienza Maiden e da essi aver comunque capito diverse cose: alcuni echi (seppur fugaci) si possono rintracciare anche in questo Silicon Messiah. Un lavoro che parte a spron battuto con la splendida "Ghost in the machine", pezzo possente e trascinante grazie anche ad un ottimo refrain. "Evolution" si dimostra anch'essa valida e i due chitarristi pongono la firma nel susseguirsi continuo di riff e soli, nonostante quest'ultimi non siano niente di straordinario. La titletrack e soprattutto "Born as a stranger" confermano di nuovo l'ottimo piglio di questo disco, che puntando sulla classicità perde sicuramente in originalità ma guadagna in potenza compositiva. Scorrendo il disco si possono ascoltare ulteriori ottimi pezzi di heavy metal classico come "Identity" ed in particolare la conclusiva "Stare at the sun", che si presenta come la song più articolata: un inizio lento su cui si adagia la voce di Blaze per proseguire poi con delle strofe e un chorus ben costruiti. Un episodio che chiude al meglio un lavoro che non mi sarei mai aspettato prima di avergli dato un ascolto.

Il cantante di Birmingham ci mostra con Silicon Messiah, suo primo album in studio con la nuova formazione, un personaggio che è lo stesso degli anni con i Maiden ma che risulta inevitabilmente diverso. Si capisce fin dall'inizio la sua maggiore libertà compositiva, ma soprattutto la minore pressione che gli comporta una maggiore espressività. Inoltre in questo modo ha potuto creare delle linee vocali maggiormente adatte al suo timbro.

So che probabilmente molti di voi saranno comunque prevenuti rispetto a questo disco ma vi invito lo stesso a dargli un ascolto. Non sarà nulla di trascendentale ma a mio modo di vedere questa volta ha fatto centro. Tanto che ho deciso di procurarmi anche i successivi...

1. "Ghost In The Machine" (4:20)
2. "Evolution" (4:55)
3. "Silicon Messiah" (5:13)
4. "Born As A Stranger" (5:54)
5. "The Hunger" (7:06)
6. "The Brave" (4:05)
7. "Identity" (5:26)
8. "Reach For The Horizon" (4:31)
9. "The Launch" (2:53)
10. "Stare At The Sun" (7:47)

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