Powermetal. Un sottogenere che divide i metallari di tutto il mondo da sempre: c'è chi lo odia, affermando che si tratta di uno stile musicale che rovina il buon nome della categoria; c'è chi lo ama incondizionatamente. Un modo di intendere il Metal nato verso la fine degli anni '80, in piena era thrash, grazie anche ad una straordinaria band tedesca: i Blind Guardian.
Dopo il semisconosciuto EP Lucifer's Heritage: Symphonies Of Doom e l'ottimo album d'eserdio The Battalions Of Fear, nel 1989 i 4 teutonici capitanati dal cantante (e allora anche bassista) Hansi Kursch, danno alla luce la loro terza fatica, ovvero Follow The Blind. Un album in cui si può apprezzare la tecnica della band che, nonostante sia ancora sostanzialmente grezza, lascia facilmente intuire le sue grandissime potenzialità, potenzialità che a mio parere raggiungeranno il culmine nel 1995, con Imaginations From the Other Side, il vero capolavoro dei Blind Guardian.
Follow The Blind è comunque un album eccezionale, che vede anche la partecipazione di quel grande artista che risponde al nome di Kai Hansen, scaricato dai "suoi" Helloween, e in procinto di dare vita agli ottimi Gamma Ray.
L'incipit dell'album è Inquisition, un intro dal sapore medioevale, un coro in latino che ci introduce a Banish From Sanctuary: la batteria è frenetica, il basso un pilastro, i riff di chitarra semplici ma azzeccatissimi, il ritornello vi si stamperà in testa a vita. Un inizio migliore non poteva esserci.
Non c'è pausa e Damned For All Time si presenta con un ottimo riff di chitarra. E' un pezzo cattivo e Hansi lo interpreta alla perfezione. Batteria e chitarre, Hansi e coro si alternano senza sosta, ma l'apice si raggiunge con il riff centrale, eccezionale e velocissimo (sarà opera di Hansen?).
La title track è epica: la batteria è martellante, il giro di basso crea un'atmosfera quasi doom e le chitarre sembrano trascinarsi rendendo ancora più cupo il suono, per sfociare in brevi ma ottimi riff ben studiati, che rendono Follow The Blind forse il miglior pezzo dell'album. Il pezzo si chiude come aveva incominciato con una splendida chitarra acustica.
Hall of The King ci riporta violenza e velocità di esecuzione, però non è un pezzo che emoziona come i precedenti, velocissimo riff centrale a parte.
Anche Fast to Madness non è un brutto pezzo, ma non emerge dalla media, nonostante l'ottima batteria che provoca un "pericoloso" headbanging e la solita chitarra tiratissima, essendo un po' piatto come il precedente. Si fanno piacevolmente ascoltare, ma difficilmente li ricorderete appena finito di ascoltare tutto l'album.
Nei suoi 3 minuti e mezzo lo strumentale Beyond the Ice sa emozionare come pochi altri suoi simili: un crescendo che tecnicamente non ha rivali all'interno del disco.
Ed ecco che Hansen e Hansi (eheheheh) duettano in Valhalla, dove l'ex zucca all'inizio tira un acuto da paura. E' un pezzo che riprende il carattere epico della title track, e Hansen gli dà quel tocco in più, rendendolo eccezionale.
Gran finale con due cover: la bella e veloce Don't Break the Circle, dei Demon, e l'ultima traccia che è da rimanere basiti: la cover di Barbara Ann dei Beach Boys. Mi son sempre chiesto che cosa c'entrasse.
In conclusione un ottimo album di powermetal, con i Blind Guardian che sfruttano al massimo la loro grande vena creativa e si fanno aiutare da Kai Hansen, che certo non ha guastato. Imperativo possederlo per i fan, consigliatissimo per chi vuole "istruirsi" su questa band, naturalmente dopo aver ascoltato Imaginations From the Other Side.
P.S.- ...è impossibile procurarselo dalle mie parti. Nell'unico negozio di dischi della mia città il settore metal è pietoso...
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