A quanto pare è uscito un nuovo album dei Blind Guardian e da quel che si legge in giro sembra che faccia parecchio schifo, d’altronde cosa ci si può ancora aspettare da un gruppo che si è perso nella Terra di Mezzo da più di quindici anni? Vagare in terre selvagge in mezzo ad orchi ed elfi non deve far troppo bene alla salute mentale e sicuramente non si riesce a trovare la forza e l’ispirazione necessarie per far resuscitare un genere che, detto con la massima sincerità, non ha proprio più senso di esistere. Già perché il power metal ormai da più di un decennio a questa parte altri non è se non un pacchiano insieme di plasticose sinfonie e coretti happy-gay, e la colpa di tutto ciò è amputabile anche agli stessi Blind Guardian, che con “Imaginations From the Other Side” e “Nightfall in Middle-Earth” hanno aperto la strada a gente come Rhapsody (of Fire) e Nightwish, gente che solamente a pronunciarne il nome si inizia a sudar freddo. Forse sarà che ho abusato di tali sonorità quand’ero più giovine, quindi adesso mi provocano la nausea, un po’ come quando si prende una cartella bella pesante con qualche superalcolico e poi non lo si può più nemmeno vedere.
Va da sé perciò che neanche il sopracitato “Imaginations ecc…” trovi la mia approvazione, nonostante sia riconosciuto come il lavoro più meritevole della band, e mi tocchi perciò tornare al tempo in cui Kürsch e soci pestavano senza farsi troppi problemi, senza cercare artifizi che potessero nobilitare il loro genere, con risultati che poi alla lunga hanno finito invece per paralizzarlo. Ed ecco quindi materializzarsi tra le nebbie del tempo “Tokyo Tales”, live registrato durante il tour di “Somewhere Far Beyond” nella terra del Sol Levante, non è infatti un segreto il fatto che ai giapponesi piaccia il power metal, come dimostrano tutte le bonus track che i Sonata Arctica (brrrr!) facevano apposta per loro.
L’esibizione spara una dopo l’altra le migliori canzoni della prima fase del gruppo, senza concedere spazi a ballate medieval/fantastiche/strappa-lacrime, vi è infatti in rappresentanza di questa categoria solamente “Lord of the Rings”, ma unicamente come bonus track giapponese (c.v.d.), pure “The Bard’s Song - In the Forest” è messa al bando, e il risultato è un live in versione mazzata metal, dove le chitarre graffiano e la batteria pesta, e finalmente si sente un po’ di potenza, d’altronde questa musica l’hanno chiamata power metal e forse il motivo è proprio questo. Va detto che il basso è stato nuovamente registrato in studio visto che Kürsch non era un fenomeno a cantare e suonare contemporaneamente, sarà per questo che verrà successivamente assunto per sostituirlo dal vivo Oliver Holzwarth, il maggiore di due fratelli che hanno dovuto mettere da parte i loro Sieges Even e prostituirsi al power metal per tirare a campare. Comunque nel complesso l’album non delude e i giapponesi che cantano a squarciagola i ritornelli contribuiscono alla buona riuscita del tutto.
L’unica cosa che mi sento di aggiungere è che non li costava niente suonare anche “Run for the Night”.
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