A cinque anni costruì la sua prma chitarra da una scatola di sigari, a sette anni osservando un'eclisse solare perse la vista e da allora diventò il piccolo "Blind" Willie Johnson (c'è anche la storia della matrigna, però nessuna delle due è certa, ma quella che ho scelto mi piace di più).
Johnson sin da giovane suonava per strada, anche durante gli inverni e la voce si faceva sempre più aspra. Nel 1926 (o '27) mentre intonava un inno religioso, a breve distanza una ragazza lo seguiva intonando lo stesso brano, era Willie B. Harris, lei lo invitò a casa sua per continuare a suonare, il giorno dopo Johnson stabilì un matrimonio non registrato (avava già una moglie).
Da allora la Harris lo accompagnerà occasionalmente non solo per la strada ma anche in alcune tra le sue più rilevanti incisioni.
Nelle registrazioni di Johnson l'uso della chitarra è prettamente ritmico e si evice la sua grande padronanza dello stile slide, tra l'altro, il mito narra che non usasse il classico collo di bottiglia, ma il coltello (le incisioni così datate non svelano il mistero).
Il suo stile è un alternarsi tra i suoni della chitarra e della voce, una voce che sembra uscita dal sottosuolo, o meglio ancora, direttamente dagli inferi, quasi un contraltare rispetto al blues di derivazione gospel che interpretava (vocalmente il papà dei miei amati Howlin' Wolf e Captain Beefheart, ma non solo loro naturalmente).
Johnson rimane a mio avviso, il miglior interprete del gospel blues, colui che ha saputo mantenere le luci dei canti neri di chiesa con l'oscuro magma del più crudo blues.
Parlando di qualche brano inizierò da una delle più conosciute, se non altro per la cover dei Led Zeppelin (più "spettacolare" ma decisamente meno intensa) vale a dire "It's Nobody's Fault But Mine" incisa il 3 dicembre del 1927, la prima cosa che salta all'orecchio è il vibrante riff di chitarra che apre il pezzo, subito dopo entra la voce che come un aspro ruggito di leone fa quasi sanguinare quello stesso orecchio, la crudezza è servita, anche il gusto di non finire per intero le frasi e lasciarle continuare alla chitarra è un tocco innovativo non indifferente per l'epoca.
Altro capolavoro, inciso lo stesso giorno, anch'esso molto conosciuto è "Dark Was The Night, Cold Was The Ground" siamo in un altro campo, qui è la malinconia a farla da padrona, non ci sono parole, ma una voce che fa rantoli e gemiti (anche questa è un'idea innovativa) a tratti la voce è ruvida ma per lo più sottomessa e sofferta, la chitarra che sembra piangere segue o si alterna ai mugolii della voce, da sottolineare come per Blind l'innovazione non è un fine, ma un mezzo sempre a servizio del messaggio, ovvero: mettere a fuoco la sofferente anima di un uomo.
Un'altra incisione di cui scrivo (solo perché me la sono chiamata la riga sopra) è "The Soul Of A Man" registrata il 20 aprile del 1930, vede Johnson accompagnato dalla voce dalla già citata Willie B. Harris e all'unisono cantano "Want somebody tell me, what is the soul of a man?" lei è delicata, quasi timida, lui è ruvido, la chitarra li accompagna ritmicamente in contarappunto, è un'altra perla tra le perle.
Spendo due parole generali sulle incisioni (14 per la precisione) con la Harris, è interessante come la voce di questa rimanga sempre più distante, volutamente in secondo piano rispetto alla voce e alla chitarra di Johnson, lei era volutamente posizionata più lontana dal microfono. La Harris è dolce, calma mentre Blind è sempre aspro e ruggente (anche se in pochi brani sa essere più delicato), anche qui un contraltare funzionale per dare una colorazione a contrasti, luci e ombre, la dualità fusa come non mai tra il gospel e il blues (e come mai più è accaduto).
Sottolineo che al di là delle qualità d'incisione il suo stile è tutt'altro che superato.
Chiudo perché ho già scritto fin troppo. Lascio a chi vuole scoprire questo immenso bluesman il gusto della sorpresa nell'ascolto, per chi già lo conosce non ha certo bisogno delle mie parole per apprezzarlo.
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