I primi anni 2000 avevano gettato le basi che avrebbero irrimediabilmente cambiato le carte in tavola nell'industria musicale e col senno di poi (a dispetto di chi si ostina a negare movimenti rappresentativi nel periodo che sta vivendo) avevano visto il susseguirsi di diverse tendenze che hanno definito i primissimi anni del nuovo millennio.

Con la voglia di rinnovamento e modernità che si rispecchiava in ogni ambito del quotidiano (dalla televisione alle innumerevoli attività commerciali che associarono "2000" al proprio nome) c'era nell'aria una sorta di ottimismo urbano in decisa contrapposizione allo sbandierato malessere (reso di tendenza da alcuni gruppi che non tratterò in questa recensione) del decennio precedente e mentre MTV perdeva rapidamente interesse verso la passata ondata alternative si stava rafforzando quello che si potrebbe definire rock moderno da classifica, radio rock 2000 o più semplicemente pop rock. In pochi anni il progresso tecnologico in ogni campo e la digitalizzazione avevano permesso il raggiungimento di standard tecnici prima impensabili nella registrazione musicale e quella che era considerata un'arte per i pochissimi produttori in grado di raggiungere risultati "professionali" (Martin Birch negli anni 70', Bruce Fairbairn negli anni 80' per citarne due) divenne via via negli anni 90' una possibilità di sempre più studi di registrazione e artisti che contribuirono a creare un modo di lavorare che avrebbe raggiunto esiti impressivi proprio nei primi anni 2000.

In questo scenario relativamente ottimista e non ancora minacciato dalla ormai prossima era dei lettori mp3 il modo più diffuso per ascoltare la musica in qualsiasi luogo era il lettore cd portatile con annesso astuccio pieno di dischi. La massiva diffusione del cd (che aveva finalmente surclassato la musicassetta) aveva creato un grosso mercato di ristampe di vecchi lavori e di collection (vendutissime ad esempio quelle annuali di Festivlbar per quanto riguarda l'Italia) che avevano ulteriormente rafforzato l'industria musicale. Gli alfieri di questa quanto mai forte industria del disco erano tanto i recenti gruppi nu metal (per quanto riguarda la musica pesante) quanto le numerose one hit band che si susseguivano freneticamente nelle classifiche estive.

Come detto in precedenza il rock moderno radiofonico vedeva in quegli anni il suo periodo di maggior successo con il suo sound brillante e di rapida presa frutto delle innovazioni tecnologiche fatte durante gli anni immedietamente precedenti. Questo tipo di rock aveva spesso un suono elettroacustico piuttosto pulito basato su refrain molto ben arrangiati e studiati con cura per mettere in risalto melodie di facile assimilazione tanto nei pezzi più movimentati quanto in quelli più malinconici (che grazie a questo tipo di sound avevano una diffusione costante ed erano molto apprezzati). Fu proprio la popolarità di questa corrente musicale a dare nuova forza al pop punk che a differenza degli altri generi imperanti negli anni 90' ne assimilò (e perfezionò) gli elementi caratterizzanti e se ne lasiò influenzare. Se però alcuni dei gruppi del decennio precedente facevano comunque fatica a mantenere l'interesse del pubblico sperimentando soluzioni (relativamente) alternative (il controverso Warning dei Green Day) altri abbracciarono il cambiamento ottenendo riscontri commerciali notevoli e contribuendo a rafforzare una nuova generazione interessata più alle feste del liceo e allo spring break che, per esempio, a una critica sociale o politica che sembrava non aver portato a risultati concreti.

Fu infatti con il loro album del 1999 intitolato "Enema Of The State" che i Blink 182 arrivarono alla fama internazionale che fu poi confermata dal successore "Take Off Your Pants And Jacket" e che li consacrò tra le band più amate (e a volte odiate) tra i giovani del periodo. Assolutamente rappresentativo in tal senso il fatto che da entrambi i lavori fornirono un pezzo per la colonna sonora del film American Pie e del suo primo sequel.

Il loro disco del 2003 intitolato semplicemente con il nome del gruppo risulterà poi l'ultimo del secondo periodo prima dello scioglimento seguito alla pubblicazione del Greatest Hits. Prodotto nuovamente da Jerry Finn (con i Blink già da Enema Of The State) il quinto album del gruppo vede alcuni cambiamenti stilistici rispetto ai due predecessori e si presenta come un lavoro leggermente più vario e sperimentale caratterizzato da un'accentuata presenza di atmosfere malinconiche. La velocità è tendenzialmente più controllata e si fanno notare alcune ballad e momenti più calmi rispetto all'entusiasmo dei pezzi che avevano portato la band al successo. Significativo a tal proposito il fatto che tra i songoli estratti fu proprio "I Miss You" a ricevere la diffusione maggiore e a diventare tra i pezzi più famosi della band. Il pezzo vede un sound principalmente acustico e un un ritmo molto riconoscibile mentre Mark Hoppus e Tom DeLonge cantano una strofa ciascuno. Gli altri singoli pur non ottenendo la medesima fortuna commerciale furono anch'essi discretamente apprezzati e vengono spesso proposti nelle scalette dei concerti. Altra ottima prova per Travis Barker che interpreta in maniera varia e fresca i pezzi dimostrandosi uno degli elementi fondamentali nel definire il sound del disco.

Sebbene in generale il disco non sia un ascolto troppo prevedibile alcune melodie sono definibili come tipiche del genere e daranno soddisfazione a chi ne apprezza le sonorità tipiche. Curiosamente Easy Target ha una melodia che rimanda molto al pezzo intitolato "Devil's Dance Floor" dei Flogging Molly pubblicato già da alcuni anni.

In conclusione il loro quinto lavoro mostrò i Blink in un discreto stato di forma legati inscindibilmente al particolare periodo che vide la loro esplosione di popolarità prima che i tempi cambiassero nuovamente e l'era del lettore cd e delle emittenti tradizionali vedesse la sua prematura fine ad opera del file sharing, degli mp3 e di YouTube.

 

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