Agosto 2012. Esce "Four", il quarto album in studio dei Bloc Party. 

Avete presente il rock dinamico dei Bloc Party di Silent Alarm? Quell'album era un buon esempio di un lavoro frutto di passione e sopratutto di idee originali. Quest'ultimo invece ne rappresenta assolutamente l'opposto.

Partiamo per gradi.

So He Begins to Lie introduce il disco in maniera aggressiva, bello il riff di chitarra ma il pezzo rimane molto confusionario, si poteva aprire le danze sicuramente in altra maniera, ma chi ascolta magari bonariamente pensa: "Ci sarà sicuramente di meglio, proseguo l'ascolto". 3x3 ha ancora lo stesso problema del pezzo precedente, con una evidente assenza di originalità (rilevanti gli spunti presi dai Muse), un brano anch'esso dove si perde la delicatezza nel sound che ben distingueva i Bloc Party da altre band Indipendent. Si passa poi al singolo Octopus ma la solfa ancora non cambia, qui il sound è più morbido dei due brani precedenti ma una ripetitività quasi irritante lo contraddistingue, molto fastidioso e totalmente fuori luogo con l'avvio dell'album. Ok, Four non sarà quindi un concept album, ma un minimo di coerenza non avrebbe fatto male. L'inizio non è stato dei migliori ma l'ascoltatore non si scoraggia e continua con la traccia successiva. Il quarto pezzo risulta essere tra i meglio riusciti, nonostante sia anch'esso dimenticabile poichè l'assenza di originalità continua a farsi sentire, la band da cui si ispirano risulta palesemente i Red Hot Chili Peppers di Stadium Arcadium, Real Talk tuttavia può essere considerato come una delle migliori interpretazioni interpretazioni vocali di Kele Okereke, ma niente più. Kettling fa ritornare all'atmosfera delle 2 tracce iniziali, dove una chitarra prende con forza la scena, ma Day Four fa riabbassare l'esaltazione con pezzo che si avvicina di più a uno scadente Pop Rock, dimenticabilissima anche questa. Coliseum è l'ennesima canzone dell'album che difficilmente vorrete risentire, l'impressione è quella di ascoltare un disco composto solo da improvvisazioni. L'ascoltatore a questo punto è annoiato e deluso, ma proprio ora arriva la parte che forse salva l'album dal cassetto impolverato. Con V.A.L.I.S. infatti si comincia finalmente ad intravedere un ritmo regolare, anche se la canzone rimane abbastanza banale e ripetitiva, fortunatamente non dura (come tutte le altre tracce) più di quattro minuti (ancora 4 presente). Con Team A si ha l'impressione di riascoltare Octopus (molto originali, già) fino ad arrivare a Truth che rimane un brano orecchiabile, regolare e ben suonato, ma niente di più. "C'è sempre troppa ripetività", pensa l'ascoltatore. Allora arriva The Healing che a mio parere rimane il miglior brano di Four, assai distaccato dall'energia casuale o dal repeating estenuante del resto del disco. Chiude l'album We Are Not Good People esattamente come lo si aveva iniziato e ti lascia così, senza un vero finale.

Certo questo album non farà la storia della musica, e neanche quella del 2012, ma c'è di peggio in giro. Tuttavia questo è sicuramente il peggior album della band inglese, il disco lascia intendere che i quattro (t'oh, ancora) siano sicuramente degli ottimi interpreti, ma sulla scrittura hanno avuto dei grossi problemi. Silent Alarm è ad anni luce da questo lavoro.

Four è un album presuntuoso e deludente, sia nei testi, sia nella musica. L'ho ascoltato esattamente quattro volte, poi l'ho cestinato. Four come il voto che gli darei in una scala da dieci. 

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