Anno del Signore 2008: a quattro di distanza dall'ottimo "Nightmares made flesh" ritorna alla ribalta la all stars band svedese con un nuovo full lenght, dopo l'Ep "Unblessing The Purity" e il live "The Wacken Carnage" tutti editi nell'anno appena trascorso, cioè una delle ultime formazioni in circolazione rimaste a tenere alta la bandiera del più puro ed intransigente (Sweden) Death Metal, aggiornato nelle ritmiche ma assolutamente immutato nella scelta dei suoni, prendendo come riferimento il periodo aureo del genere in questione, cioè il lustro tra il 1989 e 1994.

Per coloro che non fossero a conoscenza della biografia del gruppo in questione, basti pensare che i membri fondatori sono nientepopodimenoche Ander Nystrom e Jonas Renkse dei Katatonia, Mike Akerfeldt degli Opeth e Dan Swano (beh, quest'ultimo è riconducibile ad una miriade di band e progetti più o meno solisti, comunque va da se che siamo al cospetto di una figura artistica fondamentale per la nascita e l'evoluzione del Death Metal in Scandinavia): con l'uscita del precedente full lenght il buon Swano ha abbandonato la truppa, rimpiazzato egregiamente in questo nuovo capitolo della saga Bloodbath dall'axe man Per "Sodomizer" Eriksson. A coadiuvare e legare il tutto, troviamo per il secondo album di fila il drummer Martin Axenrot.

I motivi dell'abbandono dell'ex Edge Of Sanity sono facilmente riscontrabili in questo nuovo "The Fathomless Mastery": come veniva annunciato in un comunicato stampa ufficiale della band di circa un anno, le divergenze artistiche sono dovute alla deriva brutale che il combo svedese ha intrapreso, irrobustendo notevolmente la sezione ritmica con numerosi beat blast e tensioning riconducibili alla scuola statunitense, in particolar modo a quella floridiana, in primis Morbid Angel e derivati (ultimi Behemoth in testa) riscontrabili in brani come "Mock the Cross" e Deicide (influenza soavemente aleggiante su tutto il lavoro ed in particolar modo nella poderosa prestazione vocale di Akerfeldt).

Per il resto ci troviamo di fronte ad un'opera di certo non innovativa o sperimentale, anzi colma di riferimenti ad acts storici del genere quali primi Entombed, Grave, Unleashed etc.. ma che certamente farà breccia nei cuori di coloro i quali un po' nostalgicamente ricordano i bei tempi andati o che magari hanno voglia di farsi massacrare i timpani da oltre 40 minuti di potenza, atmosfera (garantita dal sapiente e malato tocco nei solos del prodigioso Nystrom, come sempre del resto), impatto, perizia tecnica e capacità di rarefazione dell'aere non indifferente.

Molteplici i brani che sanno essere trascinanti, come l'opener "At The Behest Of Their Death" dall'azzeccata melodia chitarristica, la rimicamente elaborata "Iesous", le più tradizionali e drammatiche "Hades Rising" (dal finale assai alla Katatonia) e "Process Of Disillumination" sino alla conclusiva "Wretched Human Mirror", colma di disillusa tristezza e furore.

Insomma ce n'è per tutti i gusti guasti.

Buon ascolto.

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