Siamo alle solite… mi ritrovo sempre in grossa difficoltà ad iniziare a parlare di un disco che è stato fatto quando, ancora, io non ero nemmeno nelle intenzioni future dei miei genitori, che non si erano neanche ancora sposati. Lo faranno un più tardi, a fine agosto del 1968… che a loro totale insaputa, sarà la sublimazione della Stagione dell’Amore… ma questa è un’altra storia, torniamo a noi.

Il quartetto londinese degli Ingoes (dedito fin dal 1964 ad uno sfrenato r&b) viene notato da Giorgio Gomelsky (produttore, fra gli altri, degli Yardbirds… !) che decide di metterli sotto contratto per la sua neonata etichetta, Marmalade. Impegnati in una serie di brevi tour, fra cui uno a Parigi e dintorni, i quattro tornano in patria e dopo aver deciso il cambio di nome, sembra sotto “consiglio” di Gomelsky, in Blossom Toes (Zoccoli Fioriti… e scusate la psichedelia-hippy) entrano in studio per iniziare le registrazioni di quello che sarà uno dei capolavori assoluti della psichedelia inglese.

“We Are Ever So Clean” è il frutto malato della fantasia deviata del bassista Brian Belshaw e del chitarrista Brian Goodding, entrambi impegnati anche a disegnare le liriche dei brani (un favoloso intreccio di litanie infantili in puro stile Barrett con le melodie sghembe del miglior Lennon); mentre l’altro chitarrista Jim Cregan, anche se molto più dotato tecnicamente, non riuscirà mai a liberarsi dal suo impianto di blues-man e lasciarsi scivolare dentro il vortice multiforme.

Il disco vedrà la luce a novembre del 1967, in leggero ritardo su “Sgt. Pepper’s Lonely Heart Club Band” dei Beatles e su “The Piper At The Gates Of Dawn” dei Floyd, riuscendo a prenderne le migliori istanze (le sperimentazioni sui nastri dei primi o le costruzioni estreme dei secondi) ma distaccandosene completamente, fino ad arrivare a dipingere in maniera ferocemente sarcastica la borghese e perbenista società inglese (i Kinks partoriranno solo qualche mese più tardi il loro capolavoro “Kinks Are The Village Green Preservation Society”, riprendendone i temi con lo humor nero dei Monthy Phyton sullo sfondo).
Il risultato è variopinto e straniante, come nei liquidi psycho-pop “Look At Me, I’m You” e “Telegram Tuesday” o nello splendido vagito prog di “The Intrepid Balloonist’ s Handbook Vol. 1” … con le morbide melodie di “Love Is” o “Mr. Watchmaker” come contraltare; il tutto condito da orchestrazioni freak sotto un diluvio di piogge acide, sublime nel capolavoro assoluto “The Remarkable Saga Of The Frozen Dog”, brano intriso nelle visioni di un lucido delirio; un viaggio paragonabile solo a quello di “Alice Nel Paese Delle Meraviglie”, che solo i concittadini e coevi Kaleidoscope (UK) riusciranno, più morbidamente, a rendere in maniera altrettanto convincente, con il loro splendido “Tangerne Dream” .

I nostri, non contenti, condensano tutto nella finale “Track For Speedy Freaks (Or Instant LP Digest)” per tutti coloro che non avessero il tempo o la voglia di intraprendere l’ascolto dell’intero lavoro… allucinante.

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