L'ennesima entrata nella piccola miniera d'oro FiXT porta la firma di Bret Autrey, meglio conosciuto come Blue Stahli. The Devil è l'ultimo lavoro del musicista di Detroit, e come Celldweller porta avanti lo stesso programma di metal-elettronica, ma con alcune sensibili differenze. Rispetto a Klayton, Autrey si prende molto meno sul serio, assumendo un po' il ruolo di un Joker e lasciando perdere riferimenti dark-gotici e lungaggini mistico religiose, nonostante il titolo possa far pensare diversamente. I brani sono relativamente brevi e rapidi nella loro succesione, con un'attenta calibrazione del ritmo generale. La produzione alterna anche in questo caso linee palesemente registrate dal vivo, si fanno notare ritmiche potenti e pesantissimi riff di chitarra elettrica, ma il tutto è poi pesantemente rimescolato e processato in studio. Si tratta di un approccio molto differente rispetto ad altri producer, in questo caso si nota una evidente matrice metal che cerca di adeguarsi a sonorità moderne e pop avvalendosi di una grande dimestichezza con la post-produzione. Il risultato è indubbiamente originale, anche se purtroppo manca quella nota geniale inglese che fa la differenza.

The Beginning è un'intro abbastanza inutile e neanche molto indicativa, ma la situazione è saldamente ripresa da Not Over Til We Say So, inizio fulminante a velocità supersonica, in pieno stile thrash, poi il computer apre i battenti e veniamo portati verso ritmiche hip-hop che servono a Autrey per allestire la sezione cantata, ricordiamo infatti che è performer vocale in tutti i brani, fino ad arrivare a un refrain quasi pop. Una strana combinazione che rappresenta però uno dei momenti più solidi del disco. Armageddon prosegue più o meno sulla stessa linea, anche se a velocità ridotta. Colpisce come detto la qualità dei riff di chitarra, nettamente superiore rispetto a produzioni analoghe, particolarmente avvertibili in brani come Ready Aim Fire e Shoot Em Up. In Rockstar Autrey sembra voler prendere in giro nelle sue varie sezioni personaggi come Katy Perry e Marilyn Manson, mentre in You'll Get What's Coming si avvale della partecipazione di Mark Salomon dei Neon Horse. Generalmente davvero irresistibile quando si scatena in sessioni con la profondità degna di un videogame, trovo Autrey molto meno incisivo nei momenti maggiormente seriosi e drammatici, per fortuna pochissimi. Gli arrangiamenti come detto poi risultano più interessanti - notevoli certi passaggi -del cantato un po' blando e incline a incursioni in refrain fin troppo accattivanti, che potrebbero far storcere il naso ai fanatici del metal.

The Devil è il disco col titolo più fuorviante dell'anno, in realtà di demoniaco dentro c'è molto poco, se vogliamo considerare tale il giocattolone colorato che si nasconde al suo interno. Un album ben prodotto, di puro intrattenimento, che cerca di coniugare il metal con il pop e l'elettronica, spesso riuscendoci. Perfetto come sottofondo per lo sparatutto del momento, lo vedrei paricolarmente adatto anche per una partita a DOOM.

Carico i commenti...  con calma