In molti hanno stroncato questo disco, e anche quelli che non l'hanno fatto lo hanno comunque definito nelle migliori delle ipotesi un disco di passaggio o una parentesi nella carriera dei Blur. Mi piace invece pensare che al contrario 13 sia il disco definitivo di un gruppo che dal brit-pop è passato a una visione del rock decisamente più aperta.
Anzi, 13 potrebbe senza troppo azzardo essere accostato alle sperimentazioni di band come Mogwai o altro post-rock europeo. Si basa infatti sulla stessa intuizione di fondo: prendere la forma canonica del brano musicale e scarnificarla, dissacrarla, tanto nella struttura quanto nelle dinamiche e nei suoni; sommergere la canzone sotto una coltre di rumore e renderla qualcosa d'altro a come veniva solitamente intesa. E se senza dubbio è un intuizione che altri avevano già avuto (Mogwai in primis), il pregio dei Blur è stato però quello di applicare tale intuizione a un idea di brano molto più semplice e molto meno dilatata di quanto non avessero solitamente le band Post-rock: la maggior parte dei pezzi( a eccezione dei singoli Tender, sorta di gospel-pop, Coffee and tv e no distance left to run, comunque pregevoli) parte come un normale brano in linea con quello che i Blur furono, ma poi perde le coordinate, viene soffocato, distrutto, dal rumore della chitarra di Coxon, da ritmiche che diventano irregolari, da una voce che si perde e scompare, come succede nella ballad 1992, in Trimm Trabb o in Bugman.
Altri nascono già straniti, come Battle o Trailerpark, e sono invero affascinanti pur nella loro incompiutezza. Ed è proprio questo senso di incompiuto che probabilmente ha fatto storcere il naso a molta critica su un disco che, visto da un altro punto di vista, non è solo il più fascinoso della carriera dei Blur, ma anche un importantissimo esempio di come si possa tentare di essere "altro" dai canoni del rock senza risultare eccessivamente estremi ma anzi rimanendo incredibilmente comunicativi.
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