Quando venni a sapere del ritorno di Graham Coxon nei Blur per una data live (poi, visto il sold out nel giro di un attimo, ne fu aggiunta una seconda), pensai che i 4 stessero facendo la cosa più giusta.

Coxon se ne andò con rabbia nel 2002, in piena registrazione di "Think Tank"; le ragioni dell'abbandono non furono mai del tutto chiarite: si parlò di un Coxon svogliato, immerso nella depressione e nell'alcolismo, concentrato sulla propria produzione solistica che già all'epoca contava ben 4 album, si parlò di un Coxon che osteggiava la produzione di Fatboy Slim nella preparazione del nuovo disco targato Blur e che non si presentava alle sessioni di registrazione, si parlò degli altri 3 componenti che fecero sapere che la presenza in studio del genietto con la chitarra non era ben accetta, si parlò di un'amicizia che forse non era mai stata tale.

Se ne parlò tanto, ma non se ne venne mai a capo del tutto; fatto sta che per anni il Coxon continuò con i suoi dischi solisti e l'altra anima dei Blur, Albarn, si immerse nei suoi vari progetti poprocketnicielettronici.

Beh, fatemelo dire, questo è il classico lieto fine, che se da una parte (se non daranno un seguito ad Hyde Park con un nuovo album e nuovi concerti) lascia l'amaro in bocca per ciò che i Blur potrebbero ancora fare e che magari non faranno, dall'altra potrebbe soddisfare appieno perchè, Signori e Signore, i Blur fotografati in questi 2 doppi documenti live sono al culmine della propria creatività e coesione: e se con "Parklife" e "Blur" i 4 erano entrati nella storia del rock e nel Gotha, simbolicamente questo concerto li incorona come classici. E finale migliore per la loro storia proprio non riesco ad immaginarmelo.

Una scaletta assolutamente sentita e rappresentativa delle loro molteplici anime, non a caso riproposta in modo identico in entrambe le date: c'è l'eleganza e la reffinatezza di pezzi come le emozionanti e emozionate "This Is A Low" (cazzo che assolo.. ehm.. scusate, m'è scappato), "The Universal", "To The End", "Badhead", il gospel - country - rock di una dilatata "Tender", la sperimentazione e la psichedelia con "Beetlebum" (cazzo che canzone.. ehm.. riscusate, m'è riscappato), "Trimm Trabb", "Oily Water", "Out Of Time", "She's So Hygh", "Death Of A Party", il colorato rock - poprock sbilenco e illuminato di "Parklife", "Sunday Sunday"(e i suoi folli cambi di tempo), "Coffee & Tv", "There's No Other Way", "Chemical World", "End Of A Century", il noiserock di "Song 2", "Advert", "Popscene", "Jubilee". E poi una "For Tomorrow" con un bellissimo pezzo strumentale in coda e le immancabili "Country House" e "Girls & Boys".

Coxon riprende in mano le vecchie canzoni con una convinzione ed un'urgenza espressiva inaspettata (ri) imponendosi come vero cardine delle strutture sonore.

Albarn emozionato e concentrato nell'esprimere e nell'interpretare le differenti atmosfere dei pezzi.

Canzoni che sembrano scritte domani e sono passati 20 anni dall'esordio dei 4 di Colchester (nell'89 si formarono come band).

Se il "Live At Hyde Park" rappresenta la conclusione della loro storia, i Blur rimarranno cristallizzati al loro punto più alto.. mentre un coro di un pubblico appassionato e l'eco di "The Universal" accompagna il finale di questi splendidi 2 concerti.

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