GIOVEDÍ 20 MARZO 2003:
l’America iniziava le sue operazioni di guerra contro l’Iraq ed Mtv una ‘heavy rotation’, una trasmissione non-stop, di canzoni sulla pace.
Se a imperare c’era il video di ‘Imagine’ di John Lennon, faceva la sua apparizione quello del nuovo singolo (un cd da uno a quattro brani per promuovere l’album) dei Blur, ‘Out of time’.
Una soldatessa dell’esercito americano durante la prima Guerra del Golfo (1991), in un documentario della Bbc (la tv nazionale inglese), a rendere quel video indimenticabile, soprattutto nella mia testa.
LUNEDÍ 14 APRILE 2003:
il giorno di apparizione del singolo nei negozi: nel pomeriggio, dopo scuola, ne compravo uno. Sulla copertina l’immagine di due seduti al tavolo con delle molle attaccate alla schiena (come i giocattoli di una volta), perfetta immagine di individui inebetiti che si muovono solo se caricati dalla propaganda dei mezzi di comunicazione (allora la tv) (non è lo stesso oggi?).
Graffito di un certo Banksy di cui ne ignoravo l’esistenza.
Erano tornati i Blur, senza Graham Coxon, e Damon Albarn determinato a dire la sua sulla situazione mondiale.
‘Dov’è la canzone d’amore
che ci rende liberi?
Troppa gente è giù
e tutto gira in maniera storta’.
Non erano idealmente lontani gli attentati dell’11 Settembre (2001) a New York e la guerra (immotivata) all’Afghanistan (e poi quella dichiarata all’Iraq, per la faccenda delle armi chimiche) e l’insicurezza nel nostro mondo occidentale, dopo le terribili immagini degli aerei contro i grattacieli (e oggi con la guerra in Ucraina non è diverso).
‘E non so che amore ci potrebbe essere:
ma se smettiamo di sognare
Dio sa che non ci libereremmo mai delle nuvole’.
Una cappa soffocante allora le notizie sulle indagini per gli attentati e sulla guerra in Afghanistan, contro il regime dei Talebani, accusati di proteggere il responsabile di quelle stragi, Osama Bin Laden, e oggi con la (quasi) superata pandemia del Covid e la guerra in Ucraina.
‘E tu sei stata ultimamente così occupata
che non hai trovato il tempo
di aprire la tua mente
e di notare che il mondo
gira lentamente fuori dal tempo’.
Il ‘lavaggio del cervello’ in quegli anni e anche in questi ultimi, e adesso, da perdere il contatto con la realtà.
‘Senti il sole sul tuo viso:
è in un computer ora,
andato nel futuro
e diretto nello spazio’.
Qualcuno direbbe ‘alienazione completa’, completo distacco dalla realtà.
‘E tu sei stata…’: niente da aggiungere.
‘Dimmi che non sto sognando:
ma noi siamo sempre fuori dal tempo…
noi siamo fuori dal tempo…’ e così via: come riprendere il controllo delle nostre vite, della realtà?
Una canzone universale, che non ha perso la sua capacità di parlare a tempi non molto diversi come il nostro; e nessuno dopo quella data (20 Marzo 2003) è riuscito, secondo me, a parlare in questo modo come i Blur.
E dopo ‘Think Tank’, l’album di ‘Out of time’, loro hanno smesso di essere interessanti: ‘Magic Whip’ con Graham Coxon di nuovo nella formazione non aveva la stessa forza d’urto sulle coscienze; ‘Think Tank’ gridava al mondo: ‘Non ho niente di cui avere paura’ (‘I ain’t got nothing to be scared of’ di ‘Ambulance’) e lo affrontava grazie alla forza di Albarn. ‘Magic Whip’ guardava il mondo con una forza…un po’ smorzata.
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