Hong Kong, maggio 2013. Quattro ex ragazzi inglesi osservano dalle finestre del loro hotel lo skyline della vecchia colonia britannica, il luogo "dove l'Oriente incontra l'Occidente". Forse il momento è arrivato.

Potrebbero godersi le bellezze della città asiatica e rilassarsi per qualche giorno nell'attesa di ricominciare il tour. Ma non lo fanno. Decidono, invece, di entrare in un minuscolo studio di registrazione e fare ciò che piace loro di più, quello per cui sono diventati famosi: suonare e comporre musica. Quello che uscirà da lì cinque giorni dopo sarà l'embrione dell'ottavo album di studio dei Blur.

Ma c'è un problema. Quelle musiche non sono ancora accompagnate da un testo. Albarn non è convinto, impegnato come sempre in mille progetti, crede che il momento magico sia ormai passato. I mesi scorrono via ed il rischio che l'opera non venga mai alla luce cresce. Ma il timido Coxon questa volta è deciso. Convince l'amico ritrovato Damon della bontà di quei nastri, convoca il loro vecchio produttore Stephen Street ("Modern Life Is Rubbish", "Parklife", "The Great Escape", "Blur"), et voilà il disco è pronto. L'attesa è finita. A dodici anni dall'ultimo album, "Think Tank", e a sedici dall'ultimo con Graham Coxon, "13", arriva "The Magic Whip".

Nel corso delle dodici tracce tutto suona come un album dei Blur, e miglior complimento non potrebbe esserci. D'altronde, essendo stato concepito nella città dell'oppio il risultato non poteva che essere stupefacente.
Pronti via e si è già nel 1994 con il fischiettio di "Lonesome Street", brano quintessenzialmente Blur. Si passa, quindi, al 1997 con la pigra ed ipnotica "Go Out" prima di incontrare la lunga e psichedelica "Thought I Was A Spaceman" in cui le voci di Albarn e Coxon si alternano al comando. la quasi punkeggiante "I Broadcast", passando ancora per i pezzi maggiormente influenzati dall'Albarn solista come "New World Towers", "My Terracotta Heart" e "There Are Too Many Of Us", fino ad arrivare agli ultimi due memorabili brani, "Ong Ong", con i suoi la la la e il ritornello appiccicoso "I wanna be with you", e "Mirrorball", lenta e blues.

Ora mettetevi comodi e godetevi questo bel gelato. Ne è valsa la pena aspettare.

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