L'attesa del nuovo lavoro dei Blur mi aveva fatto sperare in un ritorno dei quattro con qualcosa di molto interessante. Ma nell'ottobre del 2002 la notizia della partenza di Graham Coxon mi aveva fatto pensare che per i Blur sarebbe stato difficile andare avanti. A "Rockol" Damon raccontava a proposito di Coxon che già dal '95 il chitarrista aveva cominciato a dare segni di insofferenza: il tutto era cominciato con i litigi con Alex James che faceva la vita da divo (e a Graham la cosa non andava giù).

I mesi di passaggio fino a quel mitico 5 maggio 2003 (data di pubblicazione dell'album) erano stati invece belli ascoltando un altro prodotto di gran pregio (come "Parklife" e "Blur", che tra pregi - le melodie - e difetti - qualche rumore di troppo - si metteva come ago della bilancia tra i due), segno che ci vuole del tempo per dare forma e contenuto alle idee.

Il 20 marzo scoppiava la guerra in iraq, ed Mtv faceva una heavy rotation di video sulla pace. I Blur arrivavano con "Out Of Time" e le immagini di una donna coinvolta nella Guerra del Golfo: un capolavoro targato Blur e Bbc.

Anche se "Out Of Time" e il lavoro che lo conteneva non avrebbero fatto un grandissimo successo in Italia io giudico "Out Of Time" una delle canzoni più belle del nuovo millennio e la frase di apertura come una delle GRANDI DOMANDE dei nostri giorni incerti:

 "Dov'è la canzone d'amore che ci rende liberi"

cioè "Where's the love song to set us free?".

Ha visto bene quest'uomo i nostri tempi incerti, pieni di egoismo e di paura.

Se il mix di Africa (nord) ed occidente fa di "Out Of Time" un capolavoro, il resto dell'album non è da meno. L'apertura di "Ambulance" lascia un'altra frase destinata a rimanere una guida all'ottava opera dei Blur: "I ain't got nothing to be scared of", cioè "non ho niente di cui aver paura", che compare nel libretto dell'album. E poi via con "Crazy Beat", "Good Song" (tremenda "I could be lying on an atom bomb", ovvero "potrei essere disteso su una bomba atomica"), "On The Way To The Club", il freddo urlo inglese di "We've Got A File On You", gli alberi che tessono l'ossigeno di "Moroccan Peoples Revolutionary Bowls Club" ("The trees are spitting oxygen"), l'atmosfera dolce e sognante di "Sweet Song" e poi il resto.  

"Battery In Your Leg" pone un gran finale a un album pieno di speranza. Un finale a un amico, appunto Graham Coxon, che aveva collaborato giusto all'ultima traccia. Un chitarrista che aveva sempre eccelso, ma non è mai stato annoverato tra i guitar hero della storia del rock. Forse perché quello dei Blur era un gruppo di gente troppo particolare perché qualcuno si elevasse ad essere una stella: perché Graham Coxon non è un chitarrista e basta. Graham era stato molto attivo nel comporre le musiche dei Blur insieme a Damon. E l'uscita dal Britpop era stata molto per merito suo.

Ma Damon aveva preso le redini del gruppo e l'album era comunque venuto fuori molto bene. Solamente che adesso non c'era il chitarrista a bilanciare l'immagine di Albarn con quella degli altri, lui compreso. Ora i Blur sembravano essere solo Damon Albarn. E il concerto a Mtv il 13 maggio (con le bellissime esibizioni di "Out Of Time", "Crazy Beat" e "Trimm Trabb"(bellissima la versione di quell'anno (e non l'originale di "13"!))) me lo aveva confermato.

Complimenti comunque. Anche dopo cinque anni.

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