........"Risposta non c'è o forse lui lo sa / perduta nel vento sarà?" B.D.
Ogni progetto mirato a fare beneficenza è di per se atto lodevole e caritatevole. Se un artista riesce, con la sua arte e con "relativa fatica" a far smuovere centinaia di migliaia di euro (o dollari che siano) da distribuire a bimbi malati, ospedali fatiscenti o popolazioni del terzo mondo... in fondo, che male c'è?
Non mi darebbe fastidio alcuno se uno come Gianfranco Vissani, reclamizzasse le patatine fritte San Carlo devolvendo l'intero incasso ai bimbi della Bielorussia o se Valentino Rossi corresse una gara di motorini per dare in beneficenza i soldi ricavati a qualche associazione rispettosa e meritevole (e se la cosa viene gestita in maniera pulita e eticamente impeccabile!). Da forse fastidio a qualcuno?
Però, non so perchè, quando l'Artista in questione è uno del livello di Bob Dylan, la coscienza americana del sogno infranto americano, il cantore della Beat Generation, colui che tra i primi ha dato voce a una generazione fino ad allora muta ecc ecc... insomma, lo ammetto, la cosa mi dà un certo fastidio. Come a infrangere un qualcosa di "intoccabile"... una coltre di rispettabilità che, in questo modo, va a farsi friggere (scusa Gianfranco!).
Pensavo che in questo mondo ormai in delirio qualcosa (o qualcuno) si potesse esimere da questa carnevalata continua a cui assistiamo inermi giornalmente (dall'Obama che diventa Nobel per la Pace al nostro Presidente che elogia l'operato di un dittatore dei paesi dell'Est...). Pensavo che ci fosse ancora un "limite" oltre il quale non si potesse scavallare. E invece no.
Dylan non è Dio, sia ben chiaro. E' sceso dal piedistallo e pure lui si è fatto prendere la mano per divertirsi e cazzeggiare, noncurante del significato che ogni suo gesto ha.
Ebbene si: il vecchio leone ci ha stupito ancora una volta. A pochi mesi di distanza dal suo "Togheter Through Life" il cantautore più idolatrato (e più schivo) d'America ci regala il "pacco natalizio" di questo "Christmas in the Heart". 15 canzoni famose (e meno) del repertorio natalizio americano reinterpretate dalla voce cavernosa e affranta del vecchio lupo Dylan che sembra sguazzare con nonchalance tra marcette, voci bianche, campanellini e organi di chiesa che tanto ricordano le atmosfere idilliache dei Natali degli anni '50...
C'è quasi uno straniamento tra queste atmosfere zuccherose e vintage del tempo che fu e il canto fatiscente e "cinico" del vate che condisce il tutto con chitarre blues, armoniche e banjo canzonette che a tratti risultano davvero imbarazzanti (su tutte la scivolata di Adeste Fideles qui ribatezzata sotto mentite spoglie). Un mix improbabile di atmosfere sacre e natalizie da una parte e interpretazioni "sporche, rozze" di un country-bluesman a tratti semi-ubriaco (per lo meno è la sensazione che trasmette) poco attento all'estetica e al dettaglio dell'atmosfera natalizia. Qualcosa che attrae da una parte e infastidisce dall'altra.
Un disco contraddittorio quindi che non fa capire bene dove vuole andare a parare. Un disco lodevole (forse) a livello di intenti (mooolto natalizio e buonista tutto ciò) ma che lascia molto a desiderare a livello di risultati, per dicontinuità e un senso di "velata noia" che sembra pervadere perfino i musicisti stessi e che, alla fine, si respira in tutto il disco.
P.S. Speriamo che l'età non lo rincoglionisca pure lui, che già nel 1997 a Bologna, assistemmo a qualcosa che mai avremmo immaginato di vedere.........
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